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Il Museo Etrusco si fa in due con Villa Poniatowski

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Dai depositi capolavori prima invisibili e provenienti da grandi necropoli

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Edora che si è aggiunto il nuovo allestimento dell'adiacente Villa Poniatowski il confronto fra sede e capolavori etruschi si fa ancora più avvincente. La novità sta nel magnifico ampliamento degli spazi espositivi di Villa Giulia con quattro sale finalmente dedicate solo a Veio ma anche nell'allestimento delle sezioni dedicate ai centri del Lazio antico e dell'Umbria nelle sale di Villa Poniatowski. Quest'ultima è ora facilmente raggiungibile dalla prima sede attraverso un viale ombreggiato di lecci secolari che corre alle pendici di Villa Strohl Fern. Con le nuove sale, valorizzate da un allestimento nitido e chiaro didatticamente, viene ridata centralità ad uno dei maggiori centri della misteriosa civiltà etrusca come Veio. Finora erano esposte solo le magnifiche statue in terracotta policroma di Ercole, Apollo e Latona, della fine del VI secolo a.C., provenienti dal tempio situato in località Portonaccio presso isola Farnese. E adesso, invece, dai depositi escono capolavori prima praticamente invisibili, provenienti da grandi necropoli dense di migliaia di sepolcri. C'è solo l'imbarazzo della scelta. Si va dal corredo del re-sacerdote deposto nel sepolcro con un armamento tutto in bronzo alla tomba principesca della necropoli di Monte Michele (metà VII secolo a. C.), che ha restituito un carro impiegato nella cerimonia per il trasporto dell'urna in bronzo con le ceneri del personaggio oltre ad insegne del potere, come lo scettro e le armi. Stupefacenti sono le immagini delle più antiche tombe etrusche dipinte, trovate proprio a Veio e riferibili ai primi decenni del VII secolo a. C., dalla tomba dei Leoni Ruggenti a quella delle Anatre. Inoltre nella Sala di Venere, al piano nobile della villa rinascimentale voluta da Papa Giulio III tra il 1550 e il 1555, sono esposti capolavori etruschi illecitamente trafugati ed esportati e poi restituiti al nostro paese da musei e collezionisti stranieri. Non è da meno Villa Poniatowski, realizzata alla fine del settecento dal Valadier su incarico di Stanislao Poniatovski, nipote dell'ultimo re di Polonia. Nella sezione del Latium Vetus spiccano i corredi principeschi di Palestrina, ricchi di ori abbaglianti e di suppellettili in argento, bronzo e avorio. E poi si ammirano le decorazioni architettoniche policrome e le sculture provenienti dal santuario di Satricum, senza dimenticare la sepoltura in tronco di quercia da Gabii. Al primo piano sfilano le testimonianze da Forte Antenne, Nemi, Lanuvio, Tivoli, Velletri ma non va trascurata la magnifica sala indiana, una delle prime opere neoclassiche documentate a Roma. Il piano terra accoglie la sezione sui centri dell'Umbria, da Todi con la Tomba degli Ori a Gualdo Tadino con i corredi di epoca tardo classica ed ellenistica. Sempre a Villa Poniatovski, negli spazi dell'Essiccatoio delle ex Concerie Righanti, ha trovato nuova collocazione la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria meridionale con oltre 17 mila pubblicazioni. Da qui in avanti la nuova sfida sarà quella di trovare i fondi per un adeguato restauro dei vari edifici che fanno capo a Villa Poniatovski, per ora aperta al pubblico su prenotazione e per piccoli gruppi.

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