Addio all'uomo della domenica
CarloFruttero, raffinato scrittore, uno dei grandi «giallisti» italiani, si è spento ieri nella sua casa di Castiglione della Pescaia, aveva 85 anni. Al mestiere di narratore Fruttero unì sempre un'articolata attività editoriale, soprattutto nella Torino degli anni Cinquanta. Fu anche traduttore e saggista raffinato, nonché collaboratore della «Stampa». Insieme a Lucentini, dal 1961 all'86, ha diretto la collana di fantascienza «Urania» per Mondadori, insegnando agli italiani il valore della «letteratura del futuro». Un vero alfiere della cultura «popolare», nel senso più puro e nobile della parola. Carlo Fruttero era nato a Torino il 19 settembre del 1926. Buona parte della sua fortuna (ma non tutta) nasce dall'incontro con Lucentini. Un solidissimo sodalizio, durato mezzo secolo, dal 1952 al 2002. Franco Lucentini, è stato anche lui scrittore, nato a Roma, ma torinese di adozione, ed è morto suicida poco più di otto anni fa. I due si conobbero in un hotel a Parigi nel 1952 e cinque anni dopo, nella Torino dalla cultura resa frizzante dalla casa editrice Einaudi, si ritrovano e formano un team (quasi) indissolubile: scrissero a quattro mani quasi 20 libri, tra i quali: «A che punto è la notte» e «L'idraulico non verrà»; numerose traduzioni, tra cui di Samuel Beckett, Jerome David Salinger e Thorton Wilder e poi ancora articoli e sceneggiature di film. Tra questi ebbe un grandioso successo «La donna della domenica», diretto da Luigi Comencini con Marcello Mastroianni. Comencini non era uno «tenero», ma nel portare sullo schermo quel giallo hard boiled all'italiana rimase fedelissimo al testo originale, segno che aveva assoluta fiducia nella validità del romanzo. Era il 1972: «La donna della domenica» divenne uno dei romanzi e poi uno dei film più amati degli anni Settanta. È una storia gialla in una Torino fedelissima alla realtà, ma che al tempo stesso sembra la New York di Dashiell Hammett. È la nascita di un nuovo genere, il giallo all'italiana. Il protagonista di quel romanzo è il commissario Santamaria, interpretato nel film da Marcello Mastroianni. Sarà il «nonno» di Montalbano e di parecchi altri. Insieme Fruttero & Lucentini diressero per Mondadori la collana di fantascienza Urania, «rilevandola» all'inizio dei Sessanta, quando era una «sorella minore» della fortunatissima serie del Giallo Mondadori. I due credettero nella fantascienza e si impegnarono per portare in Italia il meglio della produzione mondiale. Ai tempi la fantascienza nel Belpaese era una specie di Cenerentola, conosciuta, come genere assolutamente minore, giusto per qualche film. Fruttero & Lucentini presentarono a tutto il pubblico i grandi autori, soprattutto, americani, ma non solo. Sapevano di poter «scavare» in una «miniera» immensa. Importarono nel nostro Paese, in quei libretti che costavano cento o duecento lire, con le pagine scritte su due colonne, per poter essere letti con maggiore comodità, autori del calibro di Isaac Asimov, Arthur Clarke, Ray Bradbury. E chi li conosceva prima qui da noi? I due curarono inoltre diverse antologie di libri e soprattutto di gialli. La premiata ditta Fruttero & Lucentini ebbe successo e diede successo alla cultura italiana facendosi amare soprattutto dal grande pubblico, ma sempre con opere e iniziative di assoluta qualità e raffinatezza. E lo testimoniano le dimostrazioni di sincero affetto espresse per tutta la serata di ieri. «Siamo tutti più poveri», ha detto il presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto. «Carlo Fruttero e Franco Lucentini sono state due intelligenze straordinarie al di fuori di ogni schema precostituito e due scrittori dalla prosa effervescente. Abbiamo perso Lucentini - ha aggiunto - e oggi purtroppo perdiamo anche Fruttero. Non possiamo far altro che dire che ci sentiamo impoveriti». Il sindaco di Torino Piero Fassino ha espresso così il cordoglio suo e della città: «La scomparsa di Carlo Fruttero mi rattrista profondamente e suscita in ciascuno di noi il dolore della perdita di un grande amico di Torino». Ernesto Ferrero, scrittore e direttore del Salone internazionale del libro di Torino ha affermato che Fruttero «ha saputo andarsene da quel grande maestro di stile e di humour che è sempre stato. Ha vissuto gli ultimi mesi - ha raccontato Ferrero, che ben lo conosceva - seguendo la cronaca con la solita curiosità, divertito per le bizzarrie e le stupidaggini che capitavano nel mondo». La «ditta» chiuse i battenti alla morte di Lucentini, nel 2002. Fruttero, colpito profondamente dalla scomparsa drammatica e violenta dell'amico, smise di scrivere. Ma un autore di razza sa sempre riprendersi. Da tutto. Nel 2006 tornò in libreria con «Donne informate sui fatti», finalista del Premio Campiello 2007, e con la riedizione di «Ti trovo un po' pallida». Nel 2010 esce «Mutandine di chiffon» (Mondadori), divertentissima narrazione tra aneddoti e ricordi. Fruttero, ultimamente, faceva ironia sulla vecchiaia e sulla morte. «Passati gli ottant'anni - scherzava - nessuno osa più scrivere di te "il vecchio Fruttero", ancor meno "l'anziano Fruttero". Così si passa a un sinonimo lusinghiero: "il grande Fruttero". Per far capire che è solo un modo di dire, si può ricorrere a un superlativo: il "grandissimo" Fruttero...» E ancora: «Mi fanno ridere questi precari. E io allora, che sono più di là che di qua?» E così, con umorismo e ironia se n'è andato «l'uomo della domenica», un grande della cutura italiana. E con un tocco estremo di ironica simpatia se n'è andato proprio di domenica.