È morto lo scrittore Carlo Fruttero
È morto all'età di 85 anni Carlo Fruttero. Scrittore, traduttore e saggista, era nato a Torino. La sua fortuna è legata alla "ditta" Fruttero&Lucentini, e cioè al sodalizio, durato mezzo secolo, dal 1952 al 2002, con Franco Lucentini, anch'egli scrittore, nato a Roma ma torinese di adozione, morto suicida poco più di otto anni fa. FRUTTERO&LUCENTINI I due si conoscono in un hotel a Parigi nel 1952 e cinque anni dopo, nella Torino einaudiana, si ritrovano e formano un team indissolubile: scrivono a quattro mani quasi 20 libri (tra cui A che punto è la notte e L'idraulico non verrà'), numerose traduzioni (tra cui Samuel Beckett, Jerome David Salinger e Thorton Wilder), articoli, sceneggiature di film (tra cui La donna della domenica con Marcello Mastroianni), dirigono insieme per Mondadori la collana di fantascienza Urania, curano diverse antologie di libri e soprattutto di gialli. Fondano un team letterario che guarda innanzitutto al grande pubblico, ma sempre con opere e iniziative di qualità, raffinate e di successo. L'IRONIA SULLA VECCHIAIA "Passati gli ottant'anni nessuno osa più scrivere di te 'il vecchio Fruttero', ancor meno 'l'anziano Fruttero'. Così si passa a un sinonimo lusinghiero: 'il grande Fruttero'. Per far capire che è solo un modo di dire, si può ricorrere a un superlativo: il 'grandissimo' Fruttero, che qui saluta e lascia la scena col suo più bel sorriso". Così ironizzava sui vantaggi della vecchiaia Fruttero in un elenco scritto per Vieni via con me, il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano. Con la consueta, raffinata e sagace ironia, Fruttero aveva scritto: "Un vecchio è il solo ad avere i titoli per parlar male della sua età. Potrà dire: 'Mi fanno ridere questi precari. E io allora, che sono più di là che di qua?' Potrà chiudere con 'Non ne posso più di tutta questa vecchiaia', ottenendo un sorriso comprensivo". Altro vantaggio, "guidare contromano per 14 Km sull'autostrada, di notte. Ti tolgono la patente, ma vuoi mettere la soddisfazione?". E ancora, "un vecchio può continuare a fumare tranquillamente. Ormai tutti i suoi terapeuti concordano nel dire che smettere sarebbe peggio". E perfino "giocare la domenica pomeriggio in famiglia alla compilazione del proprio necrologio. 'Circondato dall'affetto dei suoi cari...' Meglio tenersi sullo stringato. Costa meno e poi è anche vero, molte volte". E SULLA MORTE Anche sulla morte riusciva a scherzare. "Se anche volessi, non potrei suicidarmi: sono invalido, e bloccato a casa al pianterreno", aveva detto nel novembre 2010, parlando del suicidio di Mario Monicelli. Una scelta - simile a quella di Franco Lucentini, legato allo scrittore torinese da un sodalizio lungo una vita, che si ammazzò nel 2002 a 82 anni - che Fruttero allora definì come il gesto di una "personalità molto indipendente", ma forse anche il frutto della "solitudine". Parlando di sé, poi, in quell'occasione aggiunse: "Ho la fortuna di avere due figlie che amo moltissimo e che si occupano intensamente di me, tre nipoti meravigliosi che anche loro si occupano di me: un gesto del genere li rattristerebbe, per loro sarebbe una tragedia. Quando hai una cerchia di affetti importantissimi, magari non lo fai. E dunque, penso che tirerò avanti così".