Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

D'Abbraccio: «Vado in scena per puro istinto»

default_image

  • a
  • a
  • a

L'evento,diretto da Armando Pugliese, ha debuttato in anteprima nazionale al Teatro Nuovo di Spoleto e poi al Teatro Politeama di Lamezia Terme. Il produttore Orazio Torrisi, in accordo con i responsabili del Quirino e con gli attori e i tecnici della compagnia, ha deciso di non mancare l'appuntamento con il pubblico romano, provvedendo a rimettere in prova l'allestimento con una nuova protagonista. «Non mi è mai capitato di subentrare all'ultimo minuto in un personaggio, ma succederà che andrò in scena con puro istinto - ha dichiarato Mariangela D'Abbraccio - Mi dispiace molto che Giuliana stia male perché ritengo che la salute venga prima di tutto e nel nostro lavoro è quanto mai importante. Non ho avuto né il tempo né la fortuna di analizzare questo testo bellissimo e di farmi domande e idee. Vado sul palco, pronta a vivere un'esperienza in prima persona con la mia sensibilità. In genere sono puntigliosa e non voglio dipendere da nessuna incertezza, ma qui mi si richiede di essere meno strutturata». La commedia di Woody Allen, mai rappresentata in Italia, è stata proposta per la prima volta al Vivian Beaumont Theater di New York in chiave molto grottesca e non fu un successo. Fra i muri sgretolati di una Brooklyn degradata si ambienta un dramma che il regista Pugliese ha affratellato alla tradizione eduardiana per gli aspetti che accomunano ebrei e napoletani come il senso della famiglia, la dimensione della figura materna e gli scontri parentali. Nella scenografia di Andrea Taddei, che inquadra un appartamento miserabile su sfondo metropolitano, si muovono un padre, interpretato da Mimmo Mancini, che sogna di vincere al lotto americano e fuggire con la giovane cameriera, affidata a Barbara Giordano, una madre vittima e carnefice della famiglia che si dilania per un figlio che aspira a fuggire e un Texas e un altro affetto da balbuzie con velleità di mago. «Mi tiro dietro questo testo da 10 anni, da quando me lo mostrò Gianfelice Imparato - ha spiegato il regista - Gli elementi comici sono in realtà tragici: prende il soppravvento la poesia che scaturisce dalla disperazione e accende una favolistica, anzi magica speranza. La prolifica penna di Allen non si sottrae all'ironia, ma fornisce una riflessione drammatica e approfondita: i personaggi sono appesi al filo di una lampadina che li fa galleggiare nell'aria e tiene in sospeso la loro esistenza nell'irrealtà di un sogno a occhi aperti a cui segue il risveglio». Tiberia De Matteis

Dai blog