Il papà di Goldrake, Lupin e Lady Oscar vola tra i suoi eroi
«Alabarda spaziale», sciuffff. «Lame rotanti», twiskkkk. «Pioggia di fuocoooo», boommm...Sono le 18.45 del 4 aprile 1978 quando le onomatopee e il futurismo di un cartone animato giapponese, Goldrake, compaiono per la prima volta sugli schermi della tv italiana, sul secondo canale. L'Italia è attanagliata dalla stagione cupa del terrorismo ma cova nelle persone, rintanate in casa per la paura, la voglia di tornare a vivere. A scoprirlo, quel gigante buono e ben armato fu Nicoletta Artom, curatrice del programma Buonasera che lo scovò sui banchi di una mostra-mercato. Chissà come riuscì a vincere i dubbi della dirigenza Rai che acquistò l'intera serie chiamandola Atlas Ufo Robot. Sin dalla prima puntata Goldrake ebbe un successo strepitoso, e, grazie al passaparola tra i banchi di scuola, venne seguito da milioni di telespettatori, trascinati dalle gesta di quell'insolito eroe, un robot dal cuore di uomo. Perché nella storia tv Goldrake è molto più di un cartone animato. È un modello culturale, una botta di adrenalina per la fantasia, una narrazione nuova e intrigante per l'immaginario di un Paese che si apprestava ad uscire, di lì a pochi anni, dal tunnel del pessimismo dove i buoni perdevano sempre. I sociologi, avvezzi a metter etichette, nei convegni parlano di Goldrake Generation ma c'è qualcosa di più. Riascoltando la sigla del cartone italiano, «Và, distruggi il male, và! (goldrake!) Va, (goldrake!) Mille armi tu hai, non arrenderti mai, perché il bene tu sei, sei con noi», lo si capisce appieno. Goldrake precede e innesca, nel subconscio nazionale, l'ottimismo degli anni '80, la voglia di essere padroni di sé, di migliorarsi, di farcela nelle missioni impossibili. Per questo, in chi oggi ha 40 anni o poco meno, la notizia della morte di Shingo Araki (a 72 anni), il fumettista, animatore e produttore giapponese che ha tratteggiato una miriade di personaggi di cartoni animati (tra cui spicca Goldrake), scatena un misto di malinconia e di rabbia. A riguardarli oggi gli episodi di Goldrake - Ufo Robot, non si può fare a meno di diventare passatisti. E chissà che Araki non abbia provato la stessa sensazione, lui che sfornava cartoni capolavoro negli stessi anni in cui il Giappone girava a mille, un passo avanti al resto del mondo. Una fiaba reale, considerando il disastro della II guerra mondiale. Una fiaba: come quella del nostro Goldrake, il robot del giovane Actarus, scampato alla strage avvenuta sul suo pianeta ad opera dell'impero del Re Vega, che trova nella Terra la sua nuova casa. Qui il Dottor Procton lo accoglierà come un figlio, offrendogli la possibilità di ricostruirsi una vita lontano dagli orrori trascorsi. Lavorando in una fattoria, La Betulla Bianca, Actarus conosce Venusia, Rigel, il piccolo Mizar ed altri amici con i quali trascorre giornate di assoluta spensieratezza. Ma dura poco: Vega, deciso a conquistare tutta la galassia, intravede nella Terra una possibilità di rinascita del suo impero, dal momento che il suo pianeta d'origine sta morendo ma stavolta Actarus è pronto a combattere fino alla morte pur di evitare il ripetersi della tragedia abbattutasi sulla sua stella, e per raggiungere questo scopo si servirà del suo potentissimo robot: Goldrake. Certo, Araki non è stato solo Goldrake ma ha infilato una serie di titoli come I Cavalieri dello Zodiaco, Lady Oscar (una delle prime eroine femminili dei cartoni, bella, imperturbabile e romantica), Lupin (il ladro gentiluomo) e tanti altri. Una menzione speciale la merita Mazinga Z, il primo anime giapponese, in ordine cronologico, basato sulla storia di un grande robot pilotato che darà il via ad altri cartoni animati (tra cui Goldrake). Mazinga fu creato da Go Nagai nel 1972 insieme all'analogo manga mentre una seconda versione, meglio curata e diretta a un pubblico più maturo, fu poi realizzata da Gosaku Ota. Nonostante fosse una sorta di babbo di Goldrake e lo avesse preceduto, in Italia Mazinga verrà trasmesso per la prima volta solo nel 1980, da Rai 2, cioè due anni più tardi di Goldrake. Questo spiega perché, nei bambini di quegli anni diventati quarantenni oggi, il ricordo di Goldrake si porti con sé un immaginario (e una malinconia) più forte di Mazinga. Succede, con le favole.