Dal Big Bang agli aforismi
La cosmologia lascia spazio a religione e problemi di cuore «Il vero mistero sono le donne. Il futuro? Colonizzare lo spazio»
Nonè una battuta ma esattamente quello che dice di sé Stephen Hawking, uno dei maggiori matematici, fisici e cosmologi contemporanei. Ha appena compiuto 70 anni e la scienza si sta mobilitando per festeggiarlo ma, nonostante la «Teoria del Tutto» e la pubblicazione di decine di libri di divulgazione scientifica, a crucciarlo è soprattutto il rapporto col gentil sesso. Le donne lo lasciano senza parole e ammette che è proprio a loro che pensa per la maggior parte della giornata, definendole «un assoluto mistero». Hawking ha avuto una vita sentimentale piuttosto complessa. Si è sposato nel 1965 con la sua prima moglie Jane, con la quale ha avuto tre figli. Nel 1991 la coppia si è separata a causa, pare, del peggioramento delle sue condizioni di salute e delle pressioni che la sua fama esercitava sul loro rapporto. Nel 1995 lo studioso si è sposato per una seconda volta con Elaine Mason, un'infermiera che era entrata a far parte del suo staff medico dopo l'operazione di tracheotomia alla quale era stato sottoposto nel 1985. Di questo matrimonio sono le notizie più bizzarre, tra cui quella del 2004, quando alcune infermiere che si erano prese cura di Hawking hanno denunciato alla polizia i loro sospetti di presunti abusi fisici ed emozionali nei confronti dello scienziato per mano della seconda moglie. La polizia di Cambridge aveva confermato che stava indagando sul caso, ma proprio nel mezzo delle indagini Hawking, che era in ospedale con la polmonite, aveva diffuso un video in cui smentiva tutto. Tuttavia la coppia ha divorziato poco dopo. Le sue teorie lo hanno reso uno dei più celebri fisici teorici viventi, e soprattutto negli ultimi anni hanno fatto discutere non poco le sue affermazioni al confine tra cosmologia e religione, come quella secondo la quale è possibile spiegare la creazione dell'universo senza l'intervento di Dio, e che «non c'è nulla per l'individuo oltre l'ultima scintilla di vita del cervello», tanto che il paradiso non è che una «fiaba» per chi «ha paura del buio». Una delle sue convinzioni più ferme è che la speranza di sopravvivenza dell'umanità è nella colonizzazione dello spazio. L'universo lo affascina da sempre e nel 1963 questa passione lo ha portato all'università di Cambridge. Sempre a Cambridge, dal 1976 al 30 settembre 2009, ha occupato la cattedra che era stata di Isaac Newton. Le sue ricerche sui buchi neri hanno permesso di confermare la teoria del Big Bang, l'esplosione dalla quale è nato l'universo. Dagli anni '70 sta lavorando alla possibilità di integrare le due grandi teorie della fisica contemporanea: la teoria della relatività di Einstein e la meccanica quantistica. Una delle sue teorie più recenti, formulata insieme al fisico Thomas Hertog, del Cern di Ginevra, prevede che l'universo non abbia avuto un inizio e una storia unici, ma una moltitudine di inizi e di storie diversi. La maggior parte di questi mondi alternativi sarebbe, però, scomparsa molto precocemente dopo il Big Bang, lasciando spazio all'universo che conosciamo. Hawking ama le provocazioni e ha voluto assaporare la sensazione dell'assenza di gravità in un volo parabolico, in una delle tante sfide alla forma di atrofia muscolare progressiva che lo tormenta dall'adolescenza e che progressivamente lo ha costretto alla paralisi. Una sedia a rotelle progettata su misura e un computer con sintetizzatore vocale sono i mezzi che gli permettono di comunicare con il mondo. Sua figlia Lucy, scrittrice di libri divulgativi per ragazzi, non può fare a meno di riconoscere che il primo a insegnarle a parlare di scienza con un linguaggio «sempre più semplice» è stato suo padre. Nato a Oxford l'8 gennaio 1942 (esattamente 300 anni dopo la morte di Galileo Galilei, come ha sempre tenuto a precisare) Hawking ha sempre descritto se stesso come un bambino disordinato e svogliato, tanto che ha imparato a leggere solo all'età di 8 anni. Le cose hanno preso una piega diversa quando gli è stata diagnosticata la malattia. «Tutto è cambiato: quando hai di fronte la possibilità di una morte precoce, realizzi tutte le cose che vorresti fare e che la vita deve essere vissuta a pieno», ha raccontato tempo fa. Gli anni tra il 1965 e il 1975 sono stati scientificamente tra i più produttivi della sua vita, quelli in cui ha scritto il suo libro più famoso: «Dal Big Bang ai buchi neri, breve storia del tempo». Non solo le donne. Tra gli errori di Hawking, anche qualche superficialità di troppo nella concezione dei buchi neri. L'astrofisico ha, infatti, riconosciuto come suo più grande errore l'idea che le informazioni venissero distrutte nei buchi neri: «Questo è stato il mio più grande sbaglio, o almeno il mio più grande sbaglio in campo scientifico». Proprio il suo lavoro nel settore ha infatti portato alla scoperta, non ancora pienamente confermata, del fatto che i buchi neri riportano le informazioni nell'universo attraverso effetti quantistici. Paradossale ma vero per uno scienziato come lui. Ma la sua stessa vita contraddice la scienza. Se si pensa che, quando gli diagnosticarono la patologia nel 1963, i medici non gli diedero che pochi anni di vita.