Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Crescentini: «La crisi?

Esplora:
default_image

Così la raccontiamo nel dramma familiare» Nel cast anche l'«imprenditore» Favino che senza soldi manda in tilt vita e azienda

  • a
  • a
  • a

Ilfilm, apprezzato dal presidente Napolitano nell'anteprima del Festival di Roma e da venerdì distribuito in 85 sale da Rai Cinema, racconta le vicende di un imprenditore (Pierfrancesco Favino) che ha la fabbrica sull'orlo della chiusura: non ci sono più stipendi per pagare operai e all'industriale non va giù come 70 famiglie (che lui conosce una per una) siano costrette alla fame. Non accetta di liquidare l'azienda di officine meccaniche ereditata dal padre e riconvertita all'ecologico, ma soprattutto non vuole deludere la moglie borghese (Carolina Crescentini) della Torino bene che crede in lui a dispetto di una madre ricca ed egoista. Per Montaldo, l'attuale ad della Fiat e delle Crysler, Sergio Marchionne, non conosce affatto gli operai come li conosce il suo protagonista. Per il regista, non si può dire con tanta facilità «vado a Detroit», come ha fatto Marchionne, anche perché, ricordando i numerosi suicidi di imprenditori falliti di recente, «la memoria drammatica di tanti industriali finiti nei guai, proprio come accade nel film a Favino, nasce anche dal fatto che in certe aziende c'è ancora un rapporto diretto tra il cosiddetto padrone e l'operaio. Oggi la crisi è sempre più profonda, le banche chiudono gli sportelli e gli usurai, come sciacalli, sono pronti a divorare chi ha bisogno, mentre si bruciano miliardi in Borsa e io mi chiedo chi è il piromane?». Lo sceneggiatore Andrea Purgatori sarebbe invece «felice se il ministro Passera e il premier Monti venissero a vedere questo film venerdì sera a Roma: Monti è già andato da Fazio riconoscendo alla tv un valore strategico, se venisse a vedere "L'industriale" darebbe lo stesso valore anche al cinema». Per Carolina Crescentini, venuta apposta da New York (dove sta seguendo corsi di inglese e recitazione) per la presentazione del film, «il mio personaggio è quello di una donna in crisi e interpretandola sono andata in crisi anche io. Per accettarla ho dovuto smettere di giudicarla, ma devo dire che mi ha lasciato più di una bruciatura. Anche se tutto sommato lei, sebbene possa fare a meno di lavorare, decide di dedicarsi alla sua professione di architetto. Sente che il marito la trascura ma non riesce a rompere il ghiaccio tra loro e, nonostante la coppia sia innamorata, sprofonda in una crisi affettiva dolorosa e difficile. Non si pensa mai che la crisi, oltre a togliere i soldi e ad affamare le persone, distrugge anche i loro affetti, le loro identità lavorative e le loro emozioni. Tornando da New York a Roma, mi sono resa contro che lì si sta ricominciando a crescere mentre qui la situazione è scioccante. È importante che chi gode di privilegi cominci a liberarsene, capisca che c'è tanta gente che vive tra la fame e la morte, mentre qui alcuni se la prendono perché viene tolto loro l'ultimo giocattolino. È assurdo e le cose devono cambiare per tutti».

Dai blog