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di Carlo Antini Occidente e Cina sono sempre più vicini.

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Ilprocesso è stato lungo e tortuoso e affonda le radici nell'opera meticolosa del vero artefice della rinascita dei rapporti tra Estremo Oriente e Stati Uniti. Quando nel luglio '71 Henry Kissinger si recò in missione segreta a Pechino, le relazioni diplomatiche fra Stati Uniti e Cina erano interrotte da più di 20 anni, cioè dall'ascesa al potere del Partito comunista e dalla fondazione della Repubblica che gli Usa non riconoscevano come governo legittimo. Durante questo periodo, dopo aver combattutto un'aspra guerra in Corea ed essersi fronteggiati in diverse gravi crisi internazionali, i due Paesi si consideravano nemici dichiarati, portatori di ideologie antitetiche e di altrettanto inconciliabili visioni dell'ordine internazionale. Con tali premesse, ogni tentativo di riavvicinamento tra le due potenze sembrava destinato a un sicuro fallimento. Se l'obiettivo fu raggiunto, gran parte del merito va attribuito alla personale determinazione e lungimiranza di due uomini: il Grande Timoniere della Cina comunista Mao Zedong e il controverso presidente americano Richard Nixon. Giunti alla comune conclusione che, di fronte alle minacce della Guerra Fredda e della crescente potenza sovietica, le differenze ideologiche dovessero essere accantonate per il bene delle loro nazioni, Mao e Nixon sfidarono l'opposizione delle rispettive classi politiche e opinioni pubbliche e avviarono uno storico rapporto di collaborazione che si rivelò di capitale importanza per la costruzione dell'odierno assetto politico ed economico mondiale. Di tale cruciale stagione politica Henry Kissinger fu non solo lo spettatore diretto ma l'attore protagonista, ed è da questo privilegiato osservatorio che, nel suo libro intitolato «Cina» ed edito in Italia da Mondadori, ricostruisce con lucida passione lo scenario internazionale che fece da sfondo alle sue personali missioni in Oriente e ai suoi incontri con i principali leader cinesi, tra cui Mao Zedong, Zhou Enlai e Deng Xiaoping, dei quali descrive in dettaglio peculiarità caratteriali e varietà di orientamento ideologico e politico. «Quasi esattamente quarant'anni fa - racconta l'ex segretario di Stato statunitense - il presidente Richard Nixon mi fece l'onore di inviarmi a Pechino per riallacciare i rapporti con un Paese di fondamentale importanza nella storia dell'Asia, con il quale l'America non aveva avuto più contatti ad alto livello da oltre vent'anni. Da allora sono tornato in Cina più di cinquanta volte, imparando ad ammirare, come molti altri viaggiatori nel corso dei secoli, il popolo cinese per la sua capacità di sopportazione, la sua finezza di mente, il suo senso della famiglia e la sua cultura». Dai cauti approcci iniziali ai riservati abboccamenti nella capitale cinese, dallo storico incontro ufficiale tra i due presidenti nel 1972 alle successive visite tra i ritrovati «amici» cinesi e americani, Kissinger colloca riflessioni ed eventi nella più ampia cornice della storia millenaria della cultura cinese, un patrimonio inestimabile in cui la più dinamica e popolosa potenza del mondo contemporaneo continua ancora oggi a riconoscersi, e con il quale, pertanto, tutte le altre nazioni non potranno più esimersi dal confrontarsi. «In questo libro - conclude Henry Kissinger - fondato in parte su conversazioni dirette con i leader cinesi, cerco di spiegare i termini concettuali in base ai quali i cinesi ragionano sui problemi della pace, della guerra e dell'ordine internazionale, e di confrontarli con l'approccio più pragmatico e specifico degli americani. Storie e culture differenti producono talvolta conclusioni discordanti: io non condivido sempre la prospettiva cinese, e non tutti i lettori la condivideranno, ma comprenderla è necessario, per l'importanza del ruolo che toccherà alla Cina nel mondo quale si va configurando nel ventunesimo secolo».

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