Addio Weissenberg, suonando si salvò dall'Olocausto
AlexisWeissenberg, uno dei più grandi pianisti del XX secolo, è morto in Svizzera dopo una lunga malattia, all'età di 82 anni. La sua passione per la musica, e il suo eccezionale talento, lo salvarono dall'Olocausto. Quando finì in un campo di concentramento nazista con la madre, che gli aveva insegnato a suonare, ne uscì per l'ammirazione che riuscì a suscitare in un soldato tedesco che montava di guardia. Ebreo di Sofia, dove era nato nel 1929, Weissenberg fu un enfant prodige e diede il suo primo concerto all'età di 10 anni. Durante la guerra con la madre cercò di fuggire in Turchia, ma i due furono catturati dai nazisti e internati. Ma le note di Schubert convinsero un soldato a metterli su un treno diretto a Istanbul. Fu la salvezza. «Io credo nel rischio - diceva - perché sono slavo, e noi slavi siamo incoscienti». Nato a Sofia il 26 luglio 1929 da una famiglia ebrea, Weissenberg iniziò a studiare pianoforte a tre anni in patria con Pancho Vladigeroff e in seguito alla Juilliard School di New York con Olga Samarov, ricevendo anche consigli da Artur Schnabel. Il suo debutto ufficiale fu nel 1947 a New York con la Philadelphia Orchestra sotto la direzione di Georg Szell eseguendo il concerto n. 3 di Rachmaninov. Sempre nel 1947 vinse il Leventritt Prize e da allora è apparso nelle sale da concerto di tutto il mondo. Specialista di Rachmaninov e di Bach, Weissenberg ha suonato con le orchestre più prestigiose e con i principali direttori degli ultimi 60 anni. Fu scelto da Herbert von Karajan come solista e suonò con l'Orchestra Filarmonica di Berlino e dal 1968 iniziò a suonare con l'Orchestra Nazionale di Francia. Weissenberg fu diretto molte volte da Herbert Von Karajan, che lo definì «uno dei migliori pianisti del nostro tempo». La sua incisione della «Sonata in si minore» di Liszt dei primi anni settanta è stata descritta da Bryce Morrison in «Gramophone» come una delle più entusiasmanti e liriche. Il pianista era, inoltre, famoso per le sue riletture di Schumann, Rachmaninov e molte opere di Frederic Chopin, fra cui l'integrale delle composizioni per pianoforte e orchestra, le sonate n. 2 e 3, i notturni e i valzer. Fra le sue interpretazioni più celebri il primo concerto di Johannes Brahms sotto la direzione di Carlo Maria Giulini e Riccardo Muti, il secondo concerto di Rachmaninov con Herbert von Karajan e i Berliner Philharmoniker, e il terzo concerto dello stesso autore con Georges Pretre e Seiji Ozawa e la Boston Symphony Orchestra (anche con Leonard Bernstein e l'Orchestra Nazionale di Francia).