Sul grande schermo per lei solo kolossal
LaPucelle d'Orléans è forse il personaggio storico alla quale sono state dedicate il maggior numero di opere: letterarie, poetiche, musicali. E ovviamente non potevano mancare il cinema e la televisione. Sarà forse per le inevitabili grandiose scene di battaglia, sarà forse perché la protagonista è una donna o forse per quella fine della storia drammatica, con la protagonista sul rogo, che alla storia sono stati dedicati sempre e solo dei kolossal. A partire da quel «Jeanne d'Arc» del 1900, che quasi inaugurava la nascita del cinema, diretto da uno dei padri del cinema: il pioniere Georges Méliès. Subito seguito dall'italianissimo «Giovanna d'Arco», datato 1908, con la regia di Mario Caserini, che sembra stare lì a ricordare che il cinema tricolore non è mai stato secondo a nessun'altro. Passando per il «Joan the Woman», del 1916, di Cecil B. DeMille, il padre dei kolossal americani, con una bella e gelida Geraldine Farrar e per «La passion de Jeanne d'Arc») del 1928), regia di Carl Theodor Dreyer si arriva all'epoca del sonoro, che, per i film sul personaggio, segnano una svolta. I dialoghi e i monologhi della pastorella-guerriera diventano il contrappeso narrativo delle imponenti scene di battaglia. Ci scuseranno i cinefili delle (non poche) pellicole tralasciate per arrivare ad un capolavoro immortale della cinematografia: il «Joan of Arc» del 1948 interpretato da Ingrid Bergman. Per dovere di cronaca ricorderemo il bravo regista Victor Fleming, ma quello che ha fatto «volare» questo film nei decenni è stato il volto intenso e magnetico dell'attrice nata a Stoccolma. Fu insuperabile come interprete e anche nella sua modestia. Dopo il film la Bergman, al centro di questo grande successo, dichiarò: «Non avrei mai accettato d'interpretare questo film, se avessi allora conosciuto la Giovanna d'Arco di Dreyer». Sarà, ma di quell'opera oggi si ricordano gli appassionati di cinema. Quella con la Bergman è universalmente riconosciuta come una pietra miliare del cinema. La bella Ingrid, comunque, tornò sul rogo in un celebre allestimento teatrale del 1953 al San Carlo di Napoli: «Giovanna d'Arco al rogo», tratto dall'opera musicale con libretto di Paul Claudel e musica di Arthur Honegger. La regia fu di (udite, udite) Roberto Rossellini e da quell'opera teatrale il padre del Neorealismo trasse il film omonimo. I film sono tutti basati su opere letterarie: ad esempio quello di Mario Caserini è tratto da «La Pulzella d'Orléans» scritta nel 1801 da Friedrich Schiller. Di Giovanna si sono occupati tantissimi autori: da Shakespeare a Voltaire e non tutti ne parlarono bene... anzi. Paul Verlaine nella poesia «La pucelle» ne parlò malissimo, ma l'altro poeta maledetto, Arthur Rimbaud, invece, la ricordò come simbolo stesso della purezza. Evidentemente la Pulzella aveva sconvolto tutti e due. A lei sono state dedicate anche celebri opere musicali: «Giovanna d'Arco» è il titolo di una cantata per voce e piano di Gioachino Rossini nel 1832. E allo scritto di Schiller si ispirarono Temistocle Solera e Giuseppe Verdi per comporre l'opera con il nome dell'eroina del 1845. Passando per un paio di miniserie tv (bella quella del 1999 diretta da Christian Duguay) con un balzo si giunge al kolossal di Luc Besson del 1999. Nel grande film del maestro francese (ma lo girò in inglese) la Giovanna interpretata da Milla Jovovich diventa una messaggera del sovrannaturale, non per niente il titolo originale è : «The Messenger: The Story of Joan of Arc». Giovanna-Milla è una sorta di santona-supergirl. Il film ha affascinato e colpito l'intero mondo.