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L'angelo e il demone Claudia Pandolfi con il «prete» Gioè

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Latv non ci ha abituato a molto di questo genere (almeno in Italia). La serie potrebbe essere un po' «X-Files», un po' «Angeli e demoni» ma, ovviamente come ogni storia originale finisce per essere simile solo a se stessa. Il protagonista padre Gabriel (appunto Claudio Gioè), è un giovane sacerdote e professore universitario di teologia. Insomma, un altro «prete sullo schermo», ma che ha ben poco a che vedere con Don Camillo: Gabriel è anticonformista, si occupa di esplorare i confini fra scienza e fede, studiando il mondo dei fenomeni paranormali. Una figura di sacerdote decisamente fuori dall'ordinario. Di sicuro «non è don Matteo - ha voluto mettere in chiaro Gioè - si tratta di un prete giovane, molto umano, molto immerso nella vita. Non so se e fino a che punto piacerà al grande pubblico che segue Don Matteo o Che Dio ci aiuti». Visto la particolarità delle storie, non c'è pericolo di «inflazione» di sacerdoti e suore sul piccolo schermo. È certamente un religioso fuori dagli schemi, ma anche, contemporaneamente, assolutamente devoto. Non per niente Gabriel porta il nome dell'arcangelo detto «la mano sinistra di Dio», messaggero del Signore. Comunque in questa fiction in stile «Angeli e demoni» il ruolo di angelo tocca certamente all'altra protagonista della fiction: la bella Claudia Pandolfi. Padre Gabriel è mosso dal desiderio di esplorare i misteri della vita, collabora con un'istituzione ecclesiastica che verifica eventi razionalmente inspiegabili, la «Congregazione della Verità». Lui non si sente un investigatore dell'occulto, ma un uomo di fede, però senza pregiudizi e chiusure, che vuole comprendere il fenomeno che ha davanti soprattutto da un punto di vista umano. Perché nel paranormale la cosa difficile da capire è proprio cosa è umano e cosa no. Gli darà una mano la psicologa Claudia Munari (la Pandolfi), che ha un atteggiamento decisamente più scettico di Gabriel. Lei è tutta presa dal potere della mente umana, mentre il divino preferisce lasciarlo fuori dalla porta. E tra i due nasce qualcosa. Tranquilli, afferma Gioè, «mica abbiamo fatto "Uccelli di rovo"». Insomma è una fiction per tutta la famiglia, comunque tra di loro scatta un'attrazione «sovrannaturale» che però (sembra) se ne resterà nel cassetto se non per la loro collaborazione che crea una sorta di «alchimia» di scienza e di fede. Insieme porteranno gli spettatori ad esplorare teorie e ipotesi che spieghino i misteri che incontrano sul loro cammino. Gioè, 37 anni, una bella carriera al cinema e in tv: il Totò Riina de «Il Capo dei Capi», «I cento passi», «La meglio gioventù», «Paolo Borsellino», «Squadra Antimafia», è convinto che «Il XIII Apostolo, il Prescelto» sia una storia molto in linea con i nostri tempi. «Non è un caso che negli anni '60 e '70, quelli delle contestazioni, ci furono registi come Dario Argento che esplorarono generi diversi come il thriller - afferma - Ancora oggi tutti, gli americani per primi, gli devono qualcosa, o penso a Sergio Leone e ai suoi western. Ecco l'Italia deve tornare a vendere i suoi prodotti all'estero e acquistare meno». Ma il XIII Apostolo ha qualcosa che ricorda certi generi Usa? «Un genere sì molto praticato all'estero, ma con una scarsa tradizione, almeno recentemente, in Italia. Ma in passato c'è chi proprio in Italia ha precorso i tempi. Ricordo ad esempio uno sceneggiato trasmesso dalla Rai nel 1971 "Il Segno del Comando" con Ugo Pagliai, Massimo Girotti e Carla Gravina. Ripeto nessuno deve insegnarci nulla». E ci mancherebbe altro. Gli Italiani nel settore cinema e tv hanno sempre fatto le cose migliori. La serie targata Taodue è nata da un'idea del produttore Pietro Valsecchi e vede alla regia Alexis Sweet. «Nonostante Gabriel sia un personaggio al di fuori dal comune, dotato di poteri inimmaginabili - spiega il regista - è prima di tutto un uomo di fede. Il Tredicesimo Apostolo ritraccia tutti i limiti dell'impossibile, dall'amore alla fisica...». Un genere, quello del paranormale, che è sempre stato una scommessa. E anche un modo per proporre qualcosa di originale.

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