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di Lidia Lombardi Titoli di coda, luce in sala.

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Alzatelo sguardo. Avrete da stupirvi dell'effetto speciale. Stavolta si tratta di un enorme affresco, dalle tinte dorate, celesti, rosee incorniciato da stucchi avorio. Siamo al cinema The Space Moderno, in piazza della Repubblica, o «piazza Esedra», come la chiamano i romani. E la meraviglia è un'opera dei primi del Novecento firmata dallo spagnolo Federico Ballester coadiuvato da Enrico Guazzoni. Fu scoperta nel 1997, durante il restauro della sala che portò a eliminare il controsoffitto. Il tema, «Il trionfo della fotografia», non era mai stato affrontato prima, come testimoniò la relazione dei Beni Culturali. Eccole, lassù, figure librarsi sullo sfondo di nuvole e azzurro come in un'allegoria seicentesca. Eppure lo stile richiama il Simbolismo appena virato in liberty. E l'autore è tutto da ristudiare, immerso com'era nella comunità di artisti spagnoli presenti a Roma tra Otto e Novecento. Ce ne sono ancora alcuni di cinema storici romani belli per impianto architettonico, decori, design. Lo stesso «Moderno» ha un posto nel catalogo dei cinema d'autore. Fu uno dei primi costruiti appositamente per proiettare film, in uno snodo urbanistico fondamentale nella Roma Capitale come appunto l'Esedra. I primi 50 anni del '900 col boom della «settima arte» fecero schizzare il numero delle sale. Nel 1911 erano 30, nel 1953 ammontavano a 273. Molte usavano locali destinati ad altro, soprattutto a teatro (ora capita il contrario: chiudono i cinema e vengono trasformati - se hanno fortuna e non diventano supermarket o sale bingo - in teatri, come appena avvenuto al Quirinetta). Ma negli anni ruggenti ci furono architetti e decoratori specializzati in cinematografi. Il più antico è il Nuovo Olimpia, in un vicolo tra il Corso e Piazza del Parlamento. Fu realizzato nel 1896. Nello stesso anno nacque quello che adesso è Multisala Adriano ma che in origine era un magniloquente teatro, progettato da Luigi Rolland. Nel cuore di Prati, il quartiere voluto dai re sabaudi, fu tenuto a battesimo dal «Ballo Excelsior». Durò 7 mesi, perché era stato costruito in legno e un incendio lo divorò. Lo ricostruirono, questa volta con l'«avveniristico» cemento armato. Spazi dilatati, sala a ferro di cavallo con due ordini di palchi, galleria, loggione e l'immagine dell'imperatore Adriano affrescata sul soffitto. Battesimo con la «Gioconda» di Ponchielli, poi balletti, operette, concerti di musica classica, il circo e nel 1965 il concerto dei Beatles. L'ultima trasformazione per il cinema, dividendo lo spazio in due. Ora le sale sono dieci ma per fortuna è integra la facciata. Tanto pomposo l'Adriano, quanto familiare il Cinema Doria, in faccia al Mercato Trionfale. Tocco liberty nel prospetto, il colpo d'ala dell'architetto Innocenzo Sabatini. Firme illustri per l'Archimede, progettato nel '54 da Sterbini e Quaroni. Rimpianto per l'incendio del Paris, uno scrigno d'arte moderna. Con opere di Guttuso, Severini, Leoncillo. Oppure per lo scomparso Airone. Firmato da Adalberto Libera, ideatore di Palazzo dei Congressi, e ornato da un'enorme tempera di Capogrossi.

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