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Hollywood chiama Italia Le star girano nel Bel Paese

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Tax CreditSconti fiscali per i set tricolore Da Allen alla Jolie, tutti pazzi per la Penisola

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Sonosolo alcune delle star di Hollywood che si sono viste in Italia negli ultimi mesi. E non per una delle solite vacanze romane ma per girare film che poi sbancheranno il botteghino. Se è vero che gli anni della dolce vita sono ormai un lontano ricordo e gli studi di Cinecittà ospitano perlopiù set televisivi, è altrettanto vero che il fascino esercitato dal Bel Paese sul grande schermo resta immutato nel tempo. D'altronde è difficile immaginare set naturali più romantici di quelli offerti da Venezia o più ricchi d'arte di Firenze o di storia rispetto a Roma. Per questo il rapporto tra il cinema e l'Italia non finirà mai ed è destinato a crescere ulteriormente anche grazie a scelte politiche precise che favoriscono la collaborazione tra industria cinematografica internazionale e Bel Paese. Parliamo della tax credit, lo sconto fiscale di cui possono godere le produzioni internazionali che scelgono di girare i loro film in Italia. E allora si capisce perché negli ultimi mesi c'è stato un vero sovraffollamento di star hollywoodiane impegnate a recitare all'ombra del Cupolone o tra i canali di Venezia. Solo ultimo in ordine di tempo, sua maestà Woody Allen che, l'estate scorsa, ha girato per le strade della Capitale il suo nuovo «Nero Fiddled», in uscita nelle sale nel 2012. Non solo commedie, però. I set tricolore a cielo aperto (e non) ispirano i registi anche per pellicole di tutt'altro tenore. E allora via con thriller, action movie, polizieschi, gialli e ricostruzioni storiche che possono contare su budget di tutto rispetto. Johnny Depp e Angelina Jolie a Venezia in «The Tourist». Paul Giamatti che ha fatto rivivere la dolce vita romana degli anni Cinquanta ne «La Versione di Barney» e Sofia Coppola che ha girato «Somewhere» all'Hotel Principe di Savoia di Milano. Hollywood sta riscoprendo l'Italia e non soltanto per una questione sentimentale o paesaggistica. A dare una mano alla «delocalizzazione» in Italia dell'industria cinematografica internazionale l'incentivo fiscale che consente alle case di produzione a stelle e strisce di girare nel Bel Paese a costi più bassi. Gian Marco Committeri, consulente dell'Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali, nel corso di un incontro per addetti ai lavori all'Istituto Italiano di Cultura a Los Angeles, ha spiegato che Anica sta cercando di promuovere gli incentivi fiscali anche attraverso un call center in lingua inglese. «I progetti con un budget fino a 5 milioni di euro possono usufruire di una tax credit pari al 25 per cento dei costi di produzione», ha detto Committeri, sottolineando che la copertura per questa agevolazione fiscale è assicurata fino al 2013. Anche per Enzo Sisti, numero uno di Eos Production e produttore di pellicole come «Gangs of New York», «Il Talento di Mr Ripley» e «Il Paziente inglese», la tax credit rappresenta un'ottima opportunità e un punto d'arrivo nel processo di progressivo sganciamento dell'industria cinematografica italiana dal sistema di finanziamento pubblico avvenuto nel corso degli ultimi dieci anni, «anche se lo stanziamento annuale per la tax credit resta in parte inutilizzato, con il risultato che non si riescono ancora a produrre abbastanza film in Italia per sostenere l'intero sistema, questa rimane una grande opportunità per tutte le imprese e i registi che vorrebbero girare in Italia». Anne Carey ha prodotto in Abruzzo il film «The American», con George Clooney e Violante Placido. La pellicola, che ha incassato oltre 67 milioni di dollari in tutto il mondo, è stata in parte realizzata con l'incentivo italiano della tax credit e grazie all'appoggio dello stesso Sisti. «È stato più semplice lavorare grazie a questa iniziativa. Non solo abbiamo avuto del denaro da spendere sin dal primo giorno di riprese, ma abbiamo avuto al nostro fianco un produttore esperto come Enzo Sisti che ci ha aiutato in tutto, dalla ricerca delle location alla troupe di operatori». L'unica nota che preoccupa i produttori americani è un test di eleggibilità che il copione deve passare prima di accedere alle agevolazioni economiche. Le case di produzione devono infatti chiedere alla direzione generale per il Cinema il riconoscimento culturale dei film prodotti. Ottengono un maggiore punteggio tutte le pellicole che sono l'adattamento di un libro già pubblicato, che trattano temi storici, religiosi o culturali, che hanno come protagonisti personaggi italiani o europei. Si può raggiungere un punteggio più alto se il 30% del film è girato in Italia e se anche la post produzione viene affidata ad aziende del nostro Paese. Secondo Gian Marco Committeri «si tratta solo di una garanzia sulla qualità della pellicola, un interesse che riguarda anche i produttori. Più che altro è utile ad Anica e al Ministero della Cultura per conoscere e valutare con esattezza il contenuto delle pellicole che si gireranno».

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