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La strategia del Sol Levante nacque in Italia

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Solouna unità è stata in modo grave colpita. Nessuna vittima». Il Bollettino di guerra n. 158 è un esempio di disinformazione e falsità: nella notte tra 11 e 12 novembre 1940 gli inglesi hanno fatto scattare l'Operazione Judgement sul porto di Taranto. Ventuno aerosiluranti Swordfish, biplani monomotore pieni di cavi e tiranti che non a caso gli equipaggi soprannominano "Stringbag" (sacchetto di spaghi), infliggono un durissimo colpo alla Regia Marina affondando la corazzata «Cavour», mettendo fuori gioco la «Duilio», danneggiando gravemente la «Littorio»; raggiunti dai siluri anche l'incrociatore «Trento» e il cacciatorpediniere «Libeccio». Il porto di Taranto è in fiamme, i morti sono 85 e i feriti oltre 500, l'operatività della Regia Marina nel Mediterraneo è paralizzata, il trionfalismo retorico di Mussolini è annichilito. Tutto al prezzo di appena due aerei. Quel raid eclatante ha avuto un osservatore attentissimo in Oriente: l'ammiraglio Isoroku Yamamoto. Il Giappone è ancora fuori dalla guerra mondiale, ma si prepara per entrarci. La "notte di Taranto" è un esempio, mutatis mutandis, che si può replicare. Gli inglesi hanno pagato un prezzo irrisorio a un tiro al piccione per il quale si sono miscelati abilità e casualità tali da amplificare il piano di battaglia dell'ammiraglio Andrew Cunningham. Per l'Operazione Hawaii, o Operazione Z, Yamamoto aveva previsto uno dei quei colpi tali da mettere fuori gioco la flotta statunitense. Il 7 dicembre 1941 la mattanza di uomini e navi è tanto eclatante quanto non decisiva, perché è mancato l'obiettivo strategico: le portaerei, non rientrate in porto. Da quel "giorno dell'infamia", la "notte di Taranto" sarebbe diventata la Pearl Harbor italiana. La risposta sarebbe arrivata il 19 dicembre 1941 col raid di Alessandria. Impresa per impresa.

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