di Carlo Antini Tutta la magia di Gaudì.
Unamostra dedicata all'«architetto di Dio» per ringraziare il Papa della visita al suo capolavoro e della solenne consacrazione da lui presieduta un anno fa. È lo spirito con cui è stata allestita in Vaticano l'esposizione «Gaudì e la Sagrada Familia di Barcellona: arte, scienza e spiritualità», aperta al pubblico fino al 15 gennaio 2012 nel Braccio di Carlo Magno. La mostra, organizzata da due istituzioni dell'arcidiocesi di Barcellona e sotto l'egida del Pontificio Consiglio della Cultura, è stata presentata dal cardinale Gianfranco Ravasi e dai vari promotori giunti dalla città catalana, guidati dal cardinale arcivescovo Lluis Martinez Sistach. L'esposizione, ha detto il porporato, «è un'espressione in più del contributo della fede cristiana nei confronti del mondo della cultura, dell'arte e della bellezza che la Chiesa ha realizzato lungo i secoli. Mette in risalto la realtà di un magnifico tempio per la sua bellezza, la sua maestosità, la sua simbologia nel centro di una grande metropoli come Barcellona». Sistach ha ringraziato calorosamente il Pontefice per la sua visita del 7 novembre di un anno fa, durante la quale celebrò la dedicazione della Sagrada Familia - definita dal porporato «un avvenimento storico» - elevandola al rango di Basilica minore. E ha sottolineato come da allora i turisti in visita al tempio sono aumentati del 40% e quest'anno supereranno i tre milioni. «Io credo che la Sagrada Familia non sia più soltanto un tempio - ha sottolineato l'architetto Daniel Giralt-Miracle, commissario della mostra - Non è più soltanto un'opera architettonica, ma è un'opera sacramentale in pietra del XXI secolo». E la capacità di Antoni Gaudì di dare forma artistica alle visioni della fede, ha annotato il card. Ravasi, è in grado di dare al visitatore «una vertigine, sia fisica che spirituale». «L'impressione che si ha - ha detto il ministro vaticano della Cultura ricordando una sua visita al cantiere della basilica - è veramente di qualcosa che sfida le leggi stesse della natura; l'impressione di qualcosa di assolutamente monumentale, ma al tempo stesso sospesa». «Desidererei che si terminasse tutto nel 2026, anno del centenario della morte di Antoni Gaudì», è stato l'auspicio del card. Sistach sulla conclusione del cantiere «infinito» della Sagrada Familia, iniziata nel 1882. «Gaudì diceva che l'avrebbe finita San Giuseppe - ha ricordato - la profezia si è compiuta in ciò che si riferisce al compimento delle navate interne perché le ha iniziate al culto un Papa il cui nome di battesimo è Giuseppe». Per quanto riguarda l'esterno, ha poi spiegato, «mancano dieci torri, la cappella del Santissimo, del Battistero e della Madonna, due sacrestie e il chiostro». In merito, poi, alla beatificazione di Gaudì, il cardinale si è augurato che avvenga «quanto prima», perché «Gaudì era un cristiano di parola e di fatto, uomo e architetto di Dio», in cui «bisogna vedere non solo il geniale architetto ma soprattutto il cristiano esemplare». «Attendiamo il miracolo», ha concluso l'arcivescovo di Barcellona. La mostra si articola in cinque sezioni: Gaudì e la Sagrada Familia, Arte (Altri edifici di Gaudì), Scienza (la tecnologia nella Sagrada Familia), Spiritualità e la Sagrada Familia oggi. Le suddette sezioni ripercorrono dal punto di vista storico e artistico la figura di Antoni Gaudì e le sue opere, con particolare attenzione alla Sagrada Familia, di cui si analizzano gli aspetti tecnici e artistici, così come il messaggio religioso in essa contenuto. La mostra, che occuperà una superficie di 800 metri quadri delle sale espositive del Braccio di Carlo Magno, è composta da fotografie, plastici, audiovisivi e opere originali di Gaudì provenienti principalmente dal Museo del Tempio della Sagrada Familia, dal Museo di Storia della Catalogna, dal laboratorio e archivio della Sagrada Familia e dall'archivio fotografico di Triangle Postals.