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Ligabue l'ultimo Re Mida della canzone

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Luciano Ligabue

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Trenta metri separano il luogo dove vent'anni fa sorgeva una piccola tensostruttura dall'area dove è stato montato il mega palco di Campovolo. Trenta metri lungo i quali corre la storia di Ligabue. I trenta passi che lo hanno portato nell'Olimpo del rock. Oggi si muove come l'ultimo vero divo della nostra epoca. Si muove lento. Calibra i gesti e le parole. Roland Barthes parlava dei «Miti d'oggi» e Ligabue sa che il suo mito è già entrato nella storia. Le vere rockstar sono un po' come i supereroi: sanno di camminare a un palmo da terra. Sanno di avere i superpoteri. Sanno che quando fissano gli occhi su una persona, quella non lo dimentica più. Per il resto della vita. Vederlo entrare nella sede romana di Medusa Film conferma tutto questo. Ligabue si avvicina. Lo si vede attraverso i vetri. Lo segue uno stuolo di collaboratori. Sono i suoi angeli custodi, o forse è meglio dire che è lui a proteggere loro. Si ferma, guarda negli occhi qualche fan in attesa trepidante. Ed entra in sala per parlare dei suoi nuovi progetti.   Già si sa che sono destinati a sfondare. Anche se si tratta dell'ennesima scommessa di un mercato discografico sempre più alle corde. Questa volta Ligabue presenta un triplo cd con la registrazione integrale del suo concerto a Campovolo del 16 luglio scorso. Una vera festa della musica. Una piccola Woodstock italiana alla quale hanno assistito più di 120 mila persone. Tutti assiepati nell'area dell'aeroporto di Reggio Emilia per toccare con mano la musica di Ligabue. Per essere invasi dall'onda d'urto delle chitarre, della voce, dei suoi ritmi. E poco importa se si è attraversato lo Stivale intero per esserci. Quello che conta è far parte del coro. Entrare nella storia seguendo la sua scia. Nel cd ci sono anche tre inediti («M'abituerò», che fa parte delle session per «Sopravvissuti e sopravviventi», «Sotto bombardamento», che invece viene dalle registrazioni di «Buon compleanno Elvis» e «Ora allora», scritto per «Arrivederci mostro» e registrato nei giorni di Campovolo 2011). E siamo all'inizio. Il triplo cd «Campovolo 2.011» è solo il primo capitolo di un progetto più vasto che prevede anche un'uscita cinematografica. Dal 7 dicembre nelle sale di tutta Italia ci sarà «Ligabue Campovolo - Il film 3D», che propone una selezione delle immagini tratte dal mega concerto di luglio, riprese in tridimensionale. Ligabue assicura che «non è stato risuonato o ricantato nulla, nel missaggio Corrado Rustici, il produttore musicale, ha corretto solo qualche assolo in cui era scappata la mano». «In genere non mi riguardo mai - ha detto il cantante - ma ieri ero in sala e mi sono reso conto che con il 3D, che è una tecnologia molto complessa, si ottiene l'effetto di assistere a un concerto con la definizione che dà allo spettatore l'impressione di stare sul palco e, al tempo stesso, si ha la sensazione di vedere molto cinema, sia per quel che riguarda i movimenti di macchina sia per quel che riguarda il montaggio che non può essere serrato come nei dvd musicali tradizionali». È così che Ligabue si trasforma in Re Mida. Mentre gli altri stentano e sono in agonia, lui continua a vendere cd. L'ultimo «Arrivederci, mostro!» ha superato quota 400 mila copie: un record in questi tempi di magra. Il suo ragionamento si muove sicuro anche quando si parla di politica e della situazione italiana. Il sostegno a Mario Monti premier arriva parlando di «Buonanotte all'Italia». «È una canzone d'amore per il nostro Paese - prosegue il musicista - non si può non provare dolore di fronte ai rischi che corre l'Italia. Spero che usciremo da questa situazione e per questo è necessario avere fiducia in Monti». Torna ancora alla mente Roland Barthes quando Ligabue si passa una mano tra i capelli, si versa un po' d'acqua nel bicchiere o si stropiccia il naso. Un atteggiamento quasi ieratico tiene a distanza gli interlocutori. L'esatto contrario di quello che succede con i fan. Quelli che chiama il suo «cuore pulsante». D'altronde lui l'ha sempre detto a chiare lettere. «Faccio questo mestiere - prosegue - perché mi piace fare concerti e per me il primo comandamento nel mio lavoro è conservare l'emozione. Sono molto grato per quello che ho ottenuto facendo il lavoro che amo e che mi appaga e sono molto orgoglioso del pubblico che mi segue, dell'armonia che si respira ai miei concerti e che si respirava anche a Campovolo. Mi piacciono le sfide, soprattutto quando in partenza non sai dove andrai a parare. È la situazione che ho affrontato con il 3D: francamente non sapevo che sarebbe stato così complicato». Complicato o meno, Luciano Ligabue da Correggio non si ferma di fronte a nulla. Continua a percorrere quei trenta metri. Passo dopo passo. Senza ansia ma con la consapevolezza che gli arriva dalla maturità. «Ho appena superato la cinquantina - confessa arrossendo un poco - e la cosa che mi ha fatto più piacere guardando il film è vedere mia figlia che ballava a ritmo delle canzoni». Dietro il mito del rocker c'è l'uomo. Dietro la star il poeta che continua a sintetizzare e cantare sentimenti che uniscono il nostro sgangherato Paese. E trasformano le emozioni in oro.

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