Alfano si racconta Ecco la mia guerra contro la casta togata
Unincarico dedicato sin dalla nomina al «giudice-ragazzino» Rosario Livatino, conterraneo e coetaneo assassinato dalla mafia. Dalle pagine affiorano momenti di soddisfazione, come il 41 bis, ma anche tante cose rimaste incompiute, come le intercettazioni, le sedi disagiate non coperte e la mancata riforma. Soprattutto, l'ex ministro racconta le tre emergenze longeve della giustizia italiana: ovvero, la mafia («dando conto delle nostre leggi contro la mafia e delle tecniche di certa antimafia»), la lentezza dei processi e il sovraffollamento nelle carceri, ma anche la lunghezza dei processi civili e della montagna di arretrato, fatta di oltre 5 milioni di cause. E ancora, del Lodo che porta il suo nome (con cui si rinviavano i processi per le alte cariche dello Stato, rendendole comunque processabili alla fine del proprio mandato). «Ho fatto un elenco di tutte le vittime della lotta alla mafia e ho scoperto che la gran parte di esse era stata ammazzata d'estate - ha detto il segretario nazionale del Pdl Angelino Alfano - Ho raccontato della mia emozione da giovane ministro siciliano appena insediato, quando sono stato invitato alle commemorazioni delle vittime della mafia: Falcone, Borsellino, Chinnici, Cassarà, Livatino. Il turbamento mi è nato facendo quasi il contrasto tra la mia estate da ragazzo: la gioia, il sole, il mare, la luce della Sicilia e quel che avevo messo in fila in quel tragico elenco di inviti alle commemorazioni. E mi chiesi che Paese è quello dove il legislatore deve temere le ritorsioni». Dedica. Alfano ha anche reso noto di avere dedicato il libro «al ministro della Giustizia del 2033», rivelando di aver appreso che l'allora Mino Martinazzoli, in un libro scritto nel 1983 affrontava le stesse questioni irrisolte, il problema dei giudici ragazzini, l'informatizzazione, la separazione delle carriere dei giudici. «Io sono arrivato 25 anni dopo e ho lavorato sugli stessi problemi. Spero con queste 350 pagine di aver dato il mio contributo affinché il ministro della Giustizia che verrà nel 2033, tra 25 anni, possa confrontarsi con questioni differenti». Intercettazioni. «Questa legge non è mai approdata, anche se non è detta l'ultima parola - scrive Alfano - Le intercettazioni sono necessarie e spesso imprescindibili per contrastare il crimine e dunque vanno fatte, ma sono anche uno strumento potentissimo di invasione della vita privata e dunque devono essere usate con misura e giudizio. La loro pubblicazione sui giornali non può avvenire in modo indiscriminato e selvaggio ma deve essere sottoposta a regole serie che, pur tutelando il dovere della stampa di informare e il diritto dell'opinione pubblica di conoscere i fatti, salvaguardino la privacy delle persone (soprattutto se estranee all'inchiesta) e la segretezza della stessa indagine. Ma la contesa sulle intercettazioni ha scatenato uno scontro titanico tra la maggioranza che ha vinto le elezioni e i Poteri Forti che più forti non si può, rappresentati dall'alleanza tra magistrati (pm in primis), giornalisti ed editori». Politica europea. «Completata la riforma dei trattati europei con il trattato di Lisbona, dobbiamo esprimere una personale valutazione degli strumenti giuridici comuni attualmente esistenti in Europa e orientare le future proposte legislative con l'obiettivo di assicurare l'effettivo sviluppo di uno spazio giudiziario comune». Riforma costituzionale. «Credo nella mia nuova funzione politica, di potere ancora contribuire affinché la giustizia in Italia possa migliorare e sosterrò la riforma costituzionale che rende pari l'accusa e la difesa di fronte al giudice, così come sosterrò una legge che salvi le intercettazioni ma ne elimini gli abusi che violano il diritto alla riservatezza e l'articolo 15 della Costituzione, solo per fare due esempi. E ai giovani: coltivate le vostre passioni, impegnatevi, non cedete alla rinuncia e al pessimismo. Credete nei vostri ideali, se avete un sogno coltivatelo, non rinunciate a essere onesti, non siate disaffezionati alle istituzioni e alla politica».