«Eduardo è di oggi Scava nel fallimento di tutti e del mondo»
L'impresa,pensata in complicità con il direttore di rete Mauro Mazza, non si concluderà, come previsto, con il prossimo evento, «Sabato, domenica e lunedì», in preparazione da domani, perché si annuncia uno sviluppo della collaborazione fra la rete ammiraglia e l'attore napoletano, magari con oggetto Cechov, che potrebbe segnalare, anche dopo il successo riportato ieri da Fiorello, un ritorno della tv pubblica ai veri artisti e al loro talento. A Ranieri non mancheranno, quindi, impegni prestigiosi da aggiungere ai suoi tre spettacoli attualmente in tournée come «L'opera da tre soldi», «Canto perché non so nuotare da quarant'anni» e «Chi nun tene coraggio nun se cocca co' e femmene belle». Ranieri, non sente il merito di aver restituito il teatro alla fruizione domestica? Abbiamo finalmente ridato al pubblico il maltolto! Da quando si è concluso il ciclo di Eduardo, 35 anni fa, non c'era stata più possibilità di vedere il teatro in tv. Non avrei mai creduto di riuscirci proprio io e quando lo proposi a Mazza ero sicuro che mi avrebbe detto di no. Per due volte, sia con "Filumena Marturano" sia con "Napoli milionaria", abbiamo vinto la serata in termini di ascolti. Se va bene anche con "Questi fantasmi!", viva il teatro in tv! Come ha lavorato sulla figura di Pasquale Lojacono? È un personaggio non chiaro, al limite fra verità e surreale. Sono 65 anni che viene rappresentato e solo Eduardo sa se lo è o ci fa, ovvero se creda o no all'esistenza dei fantasmi. Più si andava avanti nelle prove e più si incontrava quello che non si può scoprire perché volutamente lascia sempre appesi. Il pericolo era finire nel realismo, ma le battute non sono scritte per essere recitate in maniera assertiva. Questo gioco mi ha davvero stressato più che nelle due commedie precedenti. Alla fine il mio Lojacono dichiara di amare la moglie, di non volerla perdere e al tempo stesso si acconcia una futura speranza di apparizioni fantasmatiche sotto altre sembianze, da vero mascalzone. Perché ritiene di esprimersi al meglio attraverso l'arte scenica? Il teatro guarda sempre al futuro e mai al passato. È sempre attuale: ecco perché è tanto temuto dalla borghesia. Funziona come la bocca della verità. Lascia pensare e molto! Per esempio, in "Questi fantasmi" si nota come ogni personaggio abbia dietro una sua condizione sociale fallimentare, proprio come accade oggi. Nella nostra società stiamo sperimentando il fallimento di un intero macrocosmo che rispecchia i fallimenti individuali. Eduardo invita a riflettere sulla perdita di identità che rende ciascuno inquietante, sinistro. È la mia commedia preferita in quanto dimostra come siamo più affascinati dal male che dal bene». Che rapporto ha costruito con Eduardo? Tutti lo studiano a scuola, al liceo, all'università. Io no. Fa parte di noi napoletani: ce lo portiamo dentro. Sono grato alla Rai per avermi permesso un incontro con lui, sentendomi coccolato come mai nella mia vita.