Quando il cuore batte forte sui tasti del telefonino
Sefosse un film sarebbe a metà tra «Se scappi ti sposo» e «Il matrimonio del mio miglior amico» di Julia Roberts. In quanto a colori, leggerezza e ironia. È questo e altro il libro di Sophie Kinsella, al secolo Madeleine Wickham, «Ho il tuo numero» (Mondadori, pp. 345). Lontano dagli schemi rigidi della saga «I love shopping» ma non nella scrittura. Lei, Poppy, è ufficialmente fidanzata con Magnus Tavish. I due si amano. Tira aria di fiori d'arancio. Così insieme organizzano le nozze anche grazie all'aiuto dei genitori e della (più o meno) amica fidata Lucinda. Magnus regala a Poppy l'anello di famiglia come pegno d'amore. Ma lei lo perde. Inoltre un ladro le strappa di mano il cellulare mentre è disperata e fruga in un hotel dove era stata in compagnia delle amiche a fare baldoria la sera prima. Pensando che l'anello sia lì, da qualche parte. In preda al panico, si getta su un cestino della spazzatura per prendere un telefono che trova abbandonato tra l'immondizia. Il proprietario (è un cellulare aziendale) chiama il numero in cerca della sua assistente Violet finita chissà dove. Rintraccia Poppy e le fa bloccare un manager a capo di una delegazione giapponese. Poppy, complice, sta al gioco di Sam Roxton, che di professione fa l'uomo d'affari. Iniziano così uno scambio di Sms. Chi legge sta dalla parte di Sam: riconoscente, affascinante, mediterraneo nei tratti. Al contrario di Magnus, accademico pedante e terribilmente noioso. Peraltro snob, proprio come i suoi genitori: guardano dall'alto al basso Poppy. Lei fa la fisioterapista. Le chiedono pareri su questo o quello scrittore piuttosto che su un filosofo (per parare i colpi si è inventata di sana pianta conoscenze più che ferrate in questo campo). Sam, per sdebitarsi, l'aiuta a giocare in casa Tavish a Scarabeo: sono quattro appassionati (c'è anche Felix, il fratello più piccolo) e fanno a gara per trovare le parole più complicate possibili, e che siano ovviamente anche le più lunghe. Poppy inaspettatamente vince. Soprattutto grazie a una foto del tabellone inviata a Sam. Poppy la spunta, non senza aver collezionato una gaffe dietro l'altra: apre e indossa il regalo della futura suocera (una sottana di seta) pensando che fosse un pensiero di Magnus indirizzato a lei. Poppy non è sfortunata come Rebecca della saga «I love shopping» (sempre firmata da Kinsella), che lascia fino all'ultimo il lettore con il fiato sospeso. Chi legge quei libri spera che, in qualche modo, la fortuna, giri dalla parte giusta. Quella della protagonista. Ma questo puntualmente non succede. O almeno non fino all'ultimo. Poppy al contrario non vive una realtà al cardiopalma. Prima di tutto non soffre di shopping compulsivo. Non se ne sta tutto il giorno in giro per negozi a buttare soldi. E non ha alle calcagna le banche che la rincorrono giorno e notte per i debiti (Rebecca una volta è malata, un'altra volta gli è morto un parente o si è rotta una gamba. E via dicendo...). È normale: esce con le colleghe di lavoro, se ne va in giro con il ragazzo, organizza il matrimonio. Fondamentalmente non ha problemi. Se non fosse sul punto di sposare un uomo che fa ripetutamente richieste di matrimonio a donne diverse (e sempre con lo stesso anello!), che l'ha tradita con Lucinda più e più volte (lei fa parte delle «vedove» di Magnus e ora le fa da wedding planner), ed è capace solo di fare e disfare in continuazione fidanzamenti. E soprattutto se non avesse conosciuto Sam. Che è nei guai a causa del lavoro. Sta infatti per scoppiare uno scandalo nella società in cui lavora e in cui è coinvolto Sir Anthony, presidente nonché suo mentore. Poppy si mette in mezzo, va in ufficio da Sam (di cui avendo in mano il cellulare ha letto sms e mail e praticamente conosce vita, morte e miracoli). Il colpo di scena non si fa attendere e questo libro tutto inglese (Kinsella vive a Londra) ma che strizza l'occhio alla commedia hollywoodiana e senza pretese da Premio Nobel stupisce per la semplicità spiazzante e, soprattutto, per la vena romantica.