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Non solo arte Il Maxxi è una festa

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BoomDa regno dell'architettura a piazza per tutti Teatro, musica e danza negli spazi di Zaha Hadid

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Magarinel nuovo Beaubourg italiano. Chi l'ha detto che il museo è il luogo dove si archivia l'arte e la si mette sotto vetro? Mummificata? A Roma da un anno e mezzo esiste il Maxxi, uno spazio sperimentale, dove l'arte è viva e gli artisti si incontrano per confrontarsi, influenzarsi, condizionarsi a vicenda. Si è trasformato in una piazza culturale, dove il pubblico arriva non solo per guardare installazioni di arte contemporanea ma per vivere un'esperienza completa. Interattiva. Dove il soggetto diventa parte integrante del lavoro artistico. Il Maxxi è un contenitore aperto, un termometro orientato sulla città per coglierne le pulsazioni più vive, le esperienze artistiche, i sommovimenti culturali della contemporaneità. Proprio come lascia presagire l'architettura futuristica di Zaha Hadid con la sua vetrata-monitor puntata dritto sulla città. Filtro e specchio in cui esterno e interno entrano in relazione. Senza distinzioni, senza barriere. Il Maxxi è un luogo in cui arte e architettura si intrecciano a teatro, danza, performance live, incontri, dibattiti, convegni e concerti. In un anno di attività, il museo è stato visitato da 570 mila persone, con una media di oltre 1500 visitatori al giorno e 2.600.000 euro di incasso annuale in biglietteria. «Un concetto sul quale non mi stanco mai di soffermarmi - ha detto Pio Baldi, presidente della Fondazione Maxxi - è quello che il Maxxi non è soltanto un museo ma un centro di ricerca, un laboratorio di innovazione, un punto di incontro per tutte le espressioni della creatività di oggi: il design, la moda, la musica, la danza che insieme all'arte e l'architettura contemporanee costruiscono una vera fabbrica dell'estetica di oggi. La creatività è forse il tratto che maggiormente connota il nostro Paese, e intorno alla creatività, punto di forza del Made in Italy, ruota l'attività del Maxxi». Non a caso la prossima grande mostra che aprirà al pubblico il 1 dicembre è Re-Cycle, strategie per l'architettura, la città e il pianeta, un'esposizione che dimostra come oggi il tema del riciclo sia non solo economicamente conveniente ed ecologicamente giusto, ma uno dei massimi generatori di innovazione creativa. Finora i riflettori sono stati puntati su Michelangelo Pistoletto, l'arte povera di Kounellis, le architetture cinesi e il Progetto Alcantara. E ancora la danza di Trisha Brown, le installazioni video di Expanded Video e la rassegna di incontri sulla storia dell'arte contemporeanea. Le collezioni permanenti del museo sono state costituite utilizzando appositi fondi pubblici, attraverso acquisti, committenze ad hoc, premi rivolti alle giovani generazioni, donazioni e comodati. Attualmente fanno parte della collezione del Maxxi Arte oltre 300 opere, tra cui quelle di Alighiero Boetti, Francesco Clemente, Anish Kapoor, William Kentridge, Mario e Marisa Merz, Giuseppe Penone, Cristiano Pintaldi, Gerard Richter e Francesco Vezzoli. Della collezione del Maxxi Architettura fanno parte gli archivi dei disegni di maestri del Novecento italiano quali Carlo Scarpa, Aldo Rossi, Pier Luigi Nervi, progetti e opere di architetti contemporanei come Toyo Ito, Italo Rota e Giancarlo De Caro e una collezione di fotografie di autori tra cui Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Mimmo Jodice e Guido Guidi. «Il Maxxi ha creato nella città uno speciale campus sociale e culturale - conclude Pio Baldi - frequentato, animato e vivace, che sta rafforzando la rete nazionale della contemporaneità aprendo a tutti i linguaggi innovativi». Tra le collaborazioni con musei internazionali quelle con il Moma, il Philadelphia Museum of Art e il Central Museum di Utrecht. Tra pionieri e sperimentazioni il futuro è già qui.

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