Scorsese & Wenders vincono la sfida in 3D

Il bestseller di Brian Selznick «La straordinaria invenzione di Hugo Cabret» (uscito per la prima volta nel 2007, tradotto in 30 Paesi e vincitore di molti premi) torna in libreria con Mondadori in un'edizione rinnovata e diventa anche un film in 3D diretto da Martin Scorsese. Di «Hugo Cabret» che uscirà nelle sale americane il 23 novembre e in quelle italiane il 3 febbraio 2012, è stata mostrata ieri un'anticipazione di 15 minuti, arricchita dal backstage e da immagini restaurate del film «Le voyage dans la lune» di George Méliès (1902), riferimento fondamentale del libro e del film, ambientato nel 1930 a Parigi. La storia è quella di un orfano (Asa Butterfield) che cerca di far luce su un segreto legato alla vita del padre, ma un giorno viene sorpreso a rubare nella bottega di un giocattolaio, che in realtà si rivela essere il regista Méliès ( Ben Kingsley). Il 3D di Scorsese - «È come scoprire il cinema nuovamente nell'eccitante avventura del mio primo 3D, è toccante, divertente, una sorta di festa», ha esordito Scorsese nei 15 minuti del filmato. Nella storia è sempre presente Méliès, che insieme ai fratelli Lumière, inventò il cinema, ma che con l'avvento del sonoro finì a fare il giocattolaio nella stazione di Parigi. Con Martin gli scenografi Francesca Lo Schiavo e Dante Ferretti hanno messo in scena un mondo magico di orologi, ingranaggi, personaggi cattivi (come l'ispettore nella stazione interpretato da Sacha Baron Cohen), illusionisti e una bambina curiosa come Hugo (Chloe Moretz). E poi, Jude Law che fa il padre del ragazzo, tra camei di Johnny Depp (anche coproduttore), Michael Pitt, Christopher Lee, Emily Mortimer e Ray Winstone. Protagonista è però l'attore Asa Butterfield, 14 anni, che svela di non aver capito subito l'importanza di lavorare con il regista Scorsese. Mentre lo scrittore Brian Selznick, autore del libro da cui è tratto il film, per creare il personaggio si è ispirato a graphic novel, fumetti, album illustrati e film: «L'idea mi è venuta dopo aver saputo che Melies aveva una collezione di automi che sono stati gettati via. Mi sono ispirato al Michale Chabon de «Le fantastiche avventure di Kavalier & Clay», al Maurice Sendak di «Nel paese delle creature selvagge, ma anche a Truffaut, Jean Vigo, a Jules Verne e a Dickens. Mi sono sempre piaciuti i libri che avevano degli orfani, protagonisti come il mio. Le vicende si muovono su due livelli: quelle raccontate con le illustrazioni e quelle con le parole; quelle sul piano della realtà e quelle sul piano del fantasy. Nonostante non sia contrario all'e-book, amo il libro tradizionale, quello dove ci sono le pagine da sfogliare e così rimarranno i miei romanzi. Anche il prossimo, "La stanza delle meraviglie" che uscirà a febbraio da Mondadori». Il 3D di Wim Wenders - «Il 3D sembra fatto apposta per la danza e credo sia il futuro del cinema», parola di Wenders che ha ieri presentato al Festival «Pina» (da 4 novembre distribuito da Bim al cinema) sulla vita della coreografa Pina Bausch e ha tenuto una lezione sulle pellicole a tre dimensioni. Il film, già presentato a Berlino, nasce nel 1985, quando Wenders vide per la prima volta Pina al Cafè Müller di Parigi. Lì nacque l'amicizia e il progetto del film, ma Pina morità d'improvviso il 30 giugno 2009. Wenders decise però di andare avanti: «Pina era nata da una famiglia non agiata, a soli 22 anni si trasferì in Usa senza conoscere l'inglese - racconta il regista - Diceva sempre: "non m'importa come si muovono i miei ballerini, ma come la danza si muove in loro». Nel documentario in 3D tanti spettacoli del Tanztheater Wuppertal: Cafè Müller(1978), Kontakthof (1978), The Rite of Spring (1975), Full Moon (2006), tra balli pieni di vita, dolore e testimonianze delle ballerine tra cui l'italiana Cristiana Morganti. Il teatro di Foà - «Non sono affezionato a niente di quello che ho fatto, ne è facile essere soddisfatti di quello che si fa. Faccio quello di cui sento il bisogno, la necessità, lo scopo di fare. Poi, se viene bene, bene! Se viene male, ciccia...». Così parla Arnoldo Foà nella presentazione al Festival di «Io sono il teatro», documentario di Cosimo Damiano Damato prodotto da Promo Music Cinema in cui Foà si racconta in un viaggio nella memoria del suo vissuto artistico e umano.