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Lucio Dalla vede il futuro

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«Sento aria di cambiamento ma dobbiamo farlo tutti Morandi? È un mito ma a Sanremo non ci vado»

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LucioDalla lo dice di sé con un filo d'ironia. Lui, d'altronde, non si è annoiato mai e non ha intenzione di cominciare proprio ora. Pubblica il doppio cd intitolato «Questo è amore», in cui quattro inediti si alternano a brani storici ma poco conosciuti. E Dalla va a valanga su tutto e tutti, politica e attualità comprese. Lucio Dalla, il suo nuovo cd ripercorre gran parte della sua produzione meno celebre. Cos'è? Voglia di fuggire dalla realtà? Nessuna intenzione di fuggire. Anzi. Credo che oggi ci sia una grande necessità di restare ancorati alle cose e di cambiarle. Spira un vento di cambiamento. I primi a dover cambiare, però, siamo noi. Dobbiamo iniziare a capire quello che ci riguarda e mutare atteggiamento. Diventare meno disposti a subire decisioni prese da altri e più protagonisti delle nostre stesse vite. Dobbiamo cercare le cose buone, anche a costo di farlo con le unghie e con i denti. Cosa pensa della tragedia in Liguria dei giorni scorsi? Rientra nello stesso discorso. In Italia le regole sono fatte a modo loro. E nessuno le rispetta. Queste sono le inevitabili conseguenze. Bisognerebbe incazzarsi meno per partito preso e farlo fino in fondo quando ce n'è davvero bisogno. Quello che è successo a Genova dimostra l'incuria che ci circonda. Bisogna usare la testa e partecipare a un'idea. Ma sento che il cambiamento è vicino. «Questo è amore» sembra un «best of» al contrario. Solo canzoni poco famose ma di grande fascino. Un'operazione nostalgia? Non mi capita spesso di riascoltare i miei vecchi dischi. Questa volta, però, l'ho fatto riscoprendo canzoni non famose ma spesso più belle delle altre. Nella raccolta ci sono anche quattro inediti e un duetto con Marco Mengoni. Com'è nata la vostra collaborazione? L'estate scorsa l'ho sentito cantare in un locale delle isole Tremiti ed è stata una sorpresa. Ne avevo sentito parlare ma non credevo fosse così bravo. Con quella voce può cantare qualunque cosa. Ed è l'unico che poteva reinterpretare «Meri Luis». Marco Mengoni si è fatto conoscere grazie a X Factor. Pensa che siano un elemento positivo per la musica? Mengoni è l'eccezione che conferma la regola. I talent show, però, in genere tendono a bruciare i personaggi. I pochi davvero interessanti che si ascoltano in tv passano la mano dopo un anno. All'edizione successiva della trasmissione. In passato, per farsi conoscere era necessario andare a Sanremo, oggi ci sono i talent. Il consiglio che do ai giovani, però, è quello di uscire dagli steccati: unire varie arti per dare al pubblico un'offerta più ampia. A proposito di duetti, dopo De Gregori e Morandi ce ne saranno altri? Per il momento no. Sono soddisfatto di quello che ho fatto finora. Anche perché sento di aver riscoperto un talento come Gianni Morandi che, all'epoca, era finito un po' nel dimenticatoio. L'ho riportato al grande pubblico e da lì è ripartita la sua fortunata carriera. A febbraio Morandi presenterà Sanremo per la seconda volta. Se la invitasse accetterebbe? Ci ha provato sapendo che avrei detto di no. Sarò impegnato nel tour europeo e poi ci sarei andato solo se avessi avuto una canzone molto particolare, per esorcizzare questa finta festa. Poi alla gente magari piace. Non è così canonico, ufficiale, è adatto a fare l'anchorman. La vive bene. Si vede che è nella sua natura. Morandi tecnicamente è il miglior cantante italiano, il più immediato, il più diretto. Un'icona della musica pop. Nel suo recente passato c'è anche un'opera pop come «Tosca». Cosa le ha lasciato quell'esperienza? Io mi ritengo un pucciniano. Sia io che il compositore di Lucca abbiamo voluto dare al testo un volto musicale legato alla tradizione nazionale. Da lì in poi ho proseguito con la regia per Strawinski e Prokofiev. Per me è stata un'evoluzione fondamentale: ho avuto l'opportunità di dedicarmi ad altri tipi di musica. Quali sono i prossimi progetti? A febbraio partirò per la tournée europea che mi porterà sui palchi di Parigi, Monaco, Berlino, Amsterdam, Ginevra e Amburgo. E poi cinema, tanto cinema. Ho scritto la colonna sonora per il nuovo film di Avati, «Il cuore grande delle ragazze», presentato al Festival del film di Roma e sto iniziando la collaborazione con Enzo D'Alò per il suo prossimo «Pinocchio».

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