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La crisi economica filo rosso del Festival

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Trionfano lo spagnolo «Un cuento chino» la svedese Rapace e il francese Canet

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L'Italiaresta però a mani vuote e nessuno dei film in concorso, nelle varie sezioni del Festival Internazionale del Film di Roma, batte bandiera tricolore. Vince invece una pellicola di produzione argentino-spagnola, una storia toccante, con qualche accenno surreale, del regista Sebastian Borensztein, che ha vinto il Marc'Aurelio della Giuria al miglior film, il premio Bnl del pubblico (di 40 mila euro) consegnato da Luigi Abete e il Mouse d'oro della critica online. Suscita sorrisi e commozione la storia di questo introverso proprietario di un negozio di ferramenta in perenne litigio con i propri fornitori, tanto che conta sempre i pezzi di ogni scatola per scoprire se manca qualcosa. Il protagonista, Roberto, (interpretato da Ricardo Darin, reso celebre dal film premiato all' Oscar "Il segreto dei suoi occhi di Campanella) vive da vent'anni senza più contatti con il mondo, dopo un dramma che lo ha profondamente segnato. Tutto avviene nella Buenos Aires appena uscita dal default e Roberto vive tra chiodi e ritagli di giornali, visitando la tomba dei genitori e vedendo di continuo aerei che atterrano e decollano. Un giorno incontra il cinese Jun, che non conosce una parola di spagnolo ed è in cerca del suo unico parente ancora vivo, uno zio. Roberto lo ospita a casa sua e in una sofferta convivenza irrompe Mari (Muriel Santa Ana), una donna che aspetta in silenzio che Roberto si decida ad aprirsi all'amore con lei. Tra dialoghi brillanti e situazioni comiche, il regista non tralascia i trascorsi argentini, partendo dalla guerra nelle Falkland, dove Roberto ha fatto il soldato. Il film (distribuito in Italia da Archibald) si apre con un incidente, tra il farsesco e il tragico: una mucca cade dal cielo e uccide la fidanzata di Jun, obbligandolo così ad emigrare. «Un cuento chino» (Un racconto cinese che in Argentina significa anche una storia incredibile) è un film insolito arricchito dalla contenuta interpretazione di Darin. A sorpresa, almeno per un Festival del cinema, vince (anche se indirettamente) un film di genere come «Babycall» grazie all'interpretazione della bella Noomi Rapace che cerca di proteggere suo figlio di 8 anni dai presunti abusi del padre e per farlo utilizza un trasmettitore che le fa sentire tutto ciò che accade nella stanza del piccolo. Persino delle strane voci e delle grida di un altro bambino torturato, che non è però il figlio della protagonista. In primo piano una Oslo dalle atmosfere livide e anonime dove sembra che tutto funzioni, ma solo in apparenza. Altra storia che mette in primo piano la crisi che ci affligge è quella interpretata da Canet (Marc'Aurelio come migliore attore) nel film francese di Cédric Kahn «Une vie meilleure», dove una famiglia viene disgregata dal bisogno di sopravvivere. La moglie deve andare a lavorare in Canada, mentre marito e figlio sono costretti a rimanere in patria per salvare il loro ristorante, già divorato da prestiti bancari e creditori implacabile. L'unica via di salvezza sarà la fuga all'estero per trovare una via migliore. Standing ovation per Richard Gere, che ha ricevuto il Marc'Aurelio alla carriera, ma l'altro ieri è stato vittima di un incidente diplomatico. Forse è stato il jet lag (arrivava direttamente da New Delhi), o forse l'emozione di ricevere la Lupa, statuetta simbolo di Roma, dalle mani del sindaco Alemanno. Fatto sta che Gere mercoledì mattina, dopo aver ringraziato «con emozione ed umiltà» per il riconoscimento offertogli dalla Capitale per il suo impegno sociale, nel trambusto di fan e giornalisti che lo assediavano ha dimenticato lì la statuetta. I commessi d'aula, su indicazione del sindaco, hanno provveduto prontamente a recapitare il premio all'attore presso l'Hotel de Russie, dove alloggia Gere. Piccola gaffe di Ennio Morricone, presidente della giuria del Festival di Roma. All'inizio della cerimonia, presentata dall'attrice Francesca Inaudi, il maestro invitato sul palco, parlando del lavoro svolto per decidere l'assegnazione dei premi, si è lasciato sfuggire un «mi dispiace per gli italiani che non hanno vinto niente...», svelando quindi parte dell'esito della giuria.

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