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Fuksas: la mia musa si chiama Roma

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Sono più romano che italiano. Un modello? Borromini Con la Nuvola porterò il Barocco nell'Eur di Piacentini

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Poivedrà al suo interno la Nuvola. Il contenitore è il simbolo del Razionalismo, il contenuto quello del Barocco. In quel punto, nel Nuovo Centro Congressi dell'Eur, si incontreranno la Roma di Piacentini, Libera e Moretti con quella di Borromini. In quel punto si completerà il processo di ammodernamento della Capitale partito con l'Auditorium e il MAXXI. Massimiliano Fuksas, architetto di fama mondiale illustra il progetto con emozione, quasi con commozione. Quando ne parla gli brillano gli occhi e sembra di riuscire vederla, quella Nuvola che sta sorgendo nel cuore dell'Eur. Fuksas ha decine di progetti in giro per il mondo. A uno tiene in modo speciale, e non ne fa mistero: è proprio il Centro Congressi dell'Eur. Architetto Massimiliano Fuksas, che tipo di città è Roma? «Roma è una città che sa accogliere, nel primo secolo aveva abitanti che venivano da ogni parte del mondo: dall'Africa, dal Medio Oriente, dalle Gallie... Parlavano tante lingue. Li unì il latino. E il diritto». Quando vedremo il Nuovo Centro Congressi dell'Eur? «Gli architetti progettano, ma chi costruisce è l'impresa. Il termine dei lavori è tra la fine del 2012 e l'inizio del 2013. Ho qualche dubbio perché è la stessa impresa della Salerno-Reggio Calabria. Comunque dopo la consegna serviranno tra i sei e i dieci mesi per i collaudi e poi gli arredi interni...». Come si inserisce nell'area il progetto? «La struttura Eur è nata nella testa di Marcello Piacentini, che era anche un grande urbanista, negli anni Trenta. L'Esposizione Universale 1942, da questo nasce il nome Eur, ha una spina dorsale, che è la via Cristoforo Colombo: arrivando ci sono i due edifici di Luigi Moretti, gli spazi poi si dilatano: c'è l'obelisco. A sinistra il Palazzo dei Congressi di Libera, a destra il Palazzo della Civiltà del Lavoro di Ernesto Lapadula. L'idea è stata di mettere il Nuovo Centro Congressi sulla sinistra esattamente nella stessa posizione dell'edificio di Libera. Poi più avanti c'è il Palazzo dello Sport di Nervi. È veramente uno dei complessi più belli d'Europa». Cosa vedrà chi arriva? «Giungendo dalla Colombo si vedrà la scatola di vetro tra i pini. Poi al suo interno la Nuvola: il contenitore e il contenuto. È una grande struttura in acciaio, possente, alta 120 metri, con un guscio che contiene un auditorium che può ospitare duemila persone. Tutto coperto da un telo trasparente, da 15mila metri quadrati con una luce al suo interno». Ma a cosa somiglia? «A nulla, non è mai stato fatto prima, La copertura è di un materiale che si chiama atex. Alla struttura si accede con una gradinata di travertino, si scende otto metri sotto terra. C'è un atrio di cinquanta metri, con una sala da novemila persone. Ci saranno scale mobili, ascensori; nella Nuvola oltre all'auditorium delle sale, un bar. Il Centro Congressi completa il cammino iniziato con l'Auditorium e il MAXXI. Per l'inaugurazione chiameremo tutti i sindaci di Roma da Carraro in poi». Quanto si sente romano lei? «Al 105 per cento. Anche se mio padre era lituano. A Roma non si può lavorare senza tenere conto di Roma. In altri posti forse, ma non qui. Mi sento più romano che italiano. Amo questa città: i suoi vicoli, i suoi spazi. Mi sono accorto che inseguo sempre un solo progetto, che nasce dalle emozioni di Roma». Lei ha tanti lavori nel mondo... «Sì, un bellissimo progetto in Francia: i Nuovi Archivi Nazionali a Parigi. Poi in Cina: il nuovo terminal dell'aeroporto internazionale Bao'an a Shenzhen e, sempre a Shenzhen, una torre da 300 metri. E molto altro». A cosa tiene di più? «Al Centro Congressi di Roma. Devo ringraziare il sindaco Alemanno anche se, tutti sanno come la penso, non l'ho votato. Ritengo che sia un pilastro del progetto. Da lui ho un aiuto fortissimo». Che emozioni vuole trasmettere con questa struttura? «La teca è il Razionalismo, lo stile dell'Eur. La Nuvola rappresenta il Barocco. La figura storica che più ammiro è il Borromini. Un uomo che ha visto nel futuro, un uomo che, contrariamente a Bernini, che era ricco, è stato povero e ha sofferto». Ma l'architettura è arte o tecnica? «L'architettura fa parte del mondo dell'arte. Un'arte positiva, che parla di pace, che deve creare cose che danno emozioni, sono utili e durano nel tempo». Che pensa del termine «archistar»? «È un termine orrendo. Mi hanno chiamato tante volte così... ma io mi sento invece un idraulico: mi chiamano quando c'è qualcosa che non funziona».

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