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Finita la festa Galan contro Alemanno

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Unbotta e risposta, nel quale entra pure il Pd. Attacca il titolare dei Beni Culturali che affida al Corsera l'idea sbrigativa che ha del Festival di Roma: «Continuo a pensare che sia un doppione di quello veneziano. Una brutta copia, e in quanto tale trovo che sia dannoso per il Paese». E ancora, sempre più tranchant: «Venezia ha una storia e un prestigio che Roma non ha e non potrà mai avere. Mi fa impazzire l'idea che la signora Detassis e il signor Muller cerchino di rubarsi i film da portare in concorso. E non è un argomento accettabile dire che Roma si autofinanzia in buona parte: perché se la mettiamo su questo piano, allora Roma farebbe bene a finanziarsi anche tutte quelle cose di cui, francamente, avrebbe più bisogno. Io dico che Roma deve diventare il centro del mercato cinematografico italiano. Punto. Si inventino un evento: basta che sia orientato al mercato del cinema. Ne ho già parlato con Alemanno, e credo sia d'accordo». Invece il Sindaco non è d'accordo per niente. «Il Festival non cambia strada. Possiamo lavorare sull'idea di Roma mercato unico del Festival facendo in mondo che il ministro ci possa aiutare. Ma respingiamo al mittente qualsiasi invito a modificare la struttura del Festival». Prende la palla al balzo Raffaele Ranucci, senatore Pd, che accusa il Campidoglio di «non essere capace di difendere la Capitale dalle pretese del Nord». Cerca di smorzare Francesca Chiocchetti, portavoce di Galan. «Basta fraintendere e decontestualizzare le parole del ministro, la polemica è felicemente chiusa». Che è poi un modo d'ignorare il fuoco che cova sotto la cenere. Perché le parole di Galan al Corsera non lasciano spazio ad equivoci. Li. Lom.

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