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Il complesso di Halloween

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La Chiesa condanna la festa «relativista» e neopagana Ma le radici affondano nel culto dei morti e di tutti i Santi

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Edunque è bello celebrare oggi tutti i Santi, una sequenza infinita di nomi, ciascuno con la propria storia, i propri devoti e la pattuglia che ne porta il nome. Così come domani il ricordo dei defunti è allacciarsi non solo con il proprio passato e quello della propria famiglia, ma anche con la Storia. Però l'attacco che mai come quest'hanno la Chiesa cattolica italiana ha portato ad Halloween rischia di mostrarsi eccessivo, e di essere percepito come antiquato, anche dai fedeli più consapevoli. A Bologna il cardinale Caffarra si è detto preoccupato dalla «brutta resa al relativismo dilagante» che Halloween testimonierebbe. A Torino l'arcivescovo Nosiglia ribadisce che la festa di origine celtica diffusissima negli States «non ha nulla a che vedere con la visione cristiana della vita e della morte». E si è unito al priore della Comunità di Bose per offrire ai giovani una festa alternativa, con una veglia durata tutta la notte per invocare gli aureolati. Monsignor Negri, vescovo di San Marino, vede poi nel rito della zucca «la manifestazione di un anticristianesimo sempre più radicale e diffuso». Ora, la contrapposizione Tutti i Santi e Halloween appare un po' forzata. Perché, a guardare bene, la celebrazione nata nel medioevo nordico non è estranea a una cultura europea, anche cristiana. Intanto la fatidica data del 31 ottobre è l'annuale addio all'estate e ha radici nelle feste romane di Pomona, dea dei frutti e dei semi, e dei Parentalia, i familiari defunti. E poi i morti che risorgono per una notte più che presenze sataniche sono i nostri cari che rivivono, e gli spiriti maligni che li accompagnano vengono esorcizzati nel gioco «dolcetto o scherzetto». Insomma, i bambini che indossano maschere spettrali e se ne vanno se un adulto gli regala una caramella - l'altroieri hanno invaso la Casa Bianca - significano che il modo per allonanare il male c'è, basta volerlo. Lo stesso nome della festa pagana, Halloween, deriva da All-Hallows-Even, cioè notte prima di tutti i Santi. Allora, chi ha paura di Halloween? Chi teme la riduzione di ogni festività religiosa al consumismo, e ha ragione in questo il clero. Ma consumistiche e nate recentemente sono le cosiddette feste del Papà (nel giorno di San Giuseppe) o della Mamma (a maggio, il mese dedicato alla Madonna). Allo stesso modo, il laicissimo e spendaccione Babbo Natale non è mai troppo contestato e anche in questo caso il raccordo con gli altari esiste, nel triangolo Santa Claus-San Nicola-Babbo Natale. L'altro timore è quello del rigurgito di riti satanici che Halloween favorirebbe. Ma di riti satanici sono piene le fosse, e tutti i giorni dell'anno, non nella notte appena trascorsa. Come pure il crucifige collegato all'edonismo, alla sbornia licenziosa dell'ultimo giorno di ottobre si spunta facilmente se si fa il confronto con il Carnevale. Questa sì che era occasione di scandalo nella Roma papalina, che vedeva sfilare in via del Corso non sono i cavalli berberi ma anche signore e signori che, grazie alla maschera, facevano ciò che non era lecito fare negli altri giorni dell'anno. Ma la trasgressione irregimentata era alla fin fine un modo per esigere per tutto il resto del tempo il rispetto delle regole, e dei comandamenti. Insomma, semel in anno licet insanire. Si può fare i matti, purché accada una sola volta in dodici mesi. E allora quale segnale dà la levata di scudi anti-Halloween di porporati e di Pastori? A pensarci bene, di una Chiesa che sta attraversando un momento difficile, che deve fronteggiare mille attacchi. E che dunque ha paura e invece di cavalcare la modernità, di internarsi nello spirito del tempo, di inserirvisi con la propria fede e il Vangelo, si chiude a riccio, rifiuta, non dialoga. Lo fece invece papa Gregorio III, nel nono secolo, cristianizzando il «sabba» celtico e proclamando appunto il 1° novembre Festa di tutti i Santi. I bambini che giocano a dolcetto-scherzetto in fondo si pongono il problema della morte, dell'aldilà, della Resurrezione dei morti. La loro richiesta di uno zuccherino rimanda alla medievale questua delle elemosine, allorché i poveri giragano di casa in casa chiedendo cibo in cambio di preghiere per i defunti. In alcuni paesi del Sud d'Italia anche questa è un'usanza che stratifica la messinscena irlandese alle abitudini nostrane. Le quali non dimenticano la discesa agli inferi per incontrare le anime dei trapassati che dall'Eneide di Virgilio arriva alla Divina Commedia. Davvero, chi ha fede non la perde se c'è Halloween.

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