L'uomo che reinventò Jung
Perquesto la vicenda biografica e scientifica di James Hillman ha sempre appassionato non solo gli addetti ai lavori ma perfino il grande pubblico. Si spiega così il successo di vendite del suo «Il codice dell'anima», vero bestseller della psicologia che ha venduto quarantamila copie in soli due anni. Ed è anche per questo che ha suscitato tanto scalpore la morte dello psicoanalista e filosofo statunitense, fondatore della psicologia archetipica, carismatico terapista e autore di libri che gli hanno fatto guadagnare il titolo di «poeta dell'anima». Hillman è morto nella sua casa di Thompson, nel Connecticut, all'età di 85 anni. L'annuncio della scomparsa è stato dato dalla moglie Margot McLean-Hillman, precisando che il marito era malato da tempo di un tumore alle ossa. Lo psicoanalista ha respinto le cure più invasive pur di conservare la sua lucidità e libertà di giudizio. Allievo di Carl Gustav Jung e a lungo direttore dell'istituto di Zurigo intitolato al grande psicoanalista, dalla pubblicazione de «Il codice dell'anima» (1996) è partito il suo successo di massa. A soli due anni dall'uscita, quel libro ha tirato ben otto edizioni. Psicologo analista di formazione junghiana, nel 1970, arrivando alla direzione della «Spring Pubblications», avviò una revisione del pensiero di Jung in particolare per quanto riguarda la teoria degli «archetipi». Hillman portò l'analisi fuori da un rapporto a due medicalizzato, concentrandosi invece su «due nuovi centri dinamici»: l'anima e l'archetipo. Nato ad Atlantic City il 12 aprile 1926, James Hillman nel 1949 conseguì il master all'Università di Zurigo, facendo il training psicoanalitico al Carl Gustav Jung Institute. Dal 1952 al 1953 visse in India, poi a Zurigo, divenendo allievo di Jung. La sua attività pubblica ha abbracciato un periodo di trentacinque anni, dal 1960 al 1995. Subito dopo la laurea al Trinity College di Dublino, Hillman iniziò a portare avanti terapie di impronta junghiana già nel 1959, quando fu nominato «Director of Studies» del C. G. Jung Institute, dove rimase fino al 1969, quando abbandonò per una profonda crisi che gli fece rivedere interamente il modo di fare terapia. Nel frattempo nel 1960 aveva pubblicato a Londra il suo primo bestseller scientifico «Emotion: a comprehensive phenomenology of Theories and Their Meanings for Therapy». Nel 1970, rientrato negli Usa e diventato direttore delle Spring Pubblications, Hillman lanciò una nuova scuola di indirizzo junghiano sulla cultura e l'immaginazione, applicando le conclusioni tratte dalle analisi individuali a processi di senso collettivo. Il movimento fondato da Hillman, la psicologia archetipica, ottenne fin da quasi subito un successo enorme, innovando profondamente la tradizione junghiana, tanto da fare di lui una sorta di «guru dell'anima». Nel 1978 trasportò la sua cultura Mitteleuropea, il suo culto degli dei e della tradizione greca (riletta con gli occhi del filosofo Plotino) nella texana Dallas, avanguardia della più sintomatica modernità. Qui fondò il Dallas Institute of Humanities and Culture. Nel 1984 si trasferì a Thompson (Connecticut), alternando l'insegnamento alla stesura dei saggi. Nel 1992 l'Università di Notre Dame, in Indiana, gli dedicò un Festival of Archetypal Psychology, che durò 6 giorni, con 500 partecipanti. Successivamente ha insegnato nelle Università di Yale, Syracuse, Chicago e Dallas, e, seguendo il filo delle proprie riflessioni, si è dedicato anche a una intensa attività di animazione culturale, rivolta ai più vari aggregati sociali: architetti, educatori, operatori sociali e artisti. Dopo la notizia della sua morte, subito si sono attivate le iniziative in sua memoria. Per Natale Adelphi ha in preparazione una raccolta dei libri che più amava. «Anche se era in preparazione da tempo - raccontano dall'Adelphi che ha pubblicato una decina dei suoi libri - questa sorta di strenna, curata da Paolo Pampaloni e Marco Ariani, offrirà al lettore italiano una chiave in più per comprendere la profondità e la complessità del pensiero di Hillmann». Tra i suoi libri pubblicati in italiano da Adelphi figurano: «Anima», «Fuochi blu», «Il mito dell'analisi», «La vana fuga dagli dei», «La forza del carattere», «Saggio su Pan», «Pur aeternus», «Il suicidio e l'anima», «Un terribile amore per la guerra», «Il sogno e il mondo infero», «L'anima del mondo». L'editore Raffaello Cortina, invece, ha pubblicato «Cento anni di psicoterapia e il mondo va sempre peggio». Tra i numerosi libri pubblicati anche «Re-visione psicologia» del 1992. Uno studioso che non ha ancora finito di stupire gli scienziati per la sua capacità di sviluppare il pensiero junghiano e di espandere le molteplici possibilità delle teorie dello psicoanalista svizzero. Un vero innovatore.