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di Lidia Lombardi Le «mezze stagioni» si addicono a Ostia Antica.

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Refolitiepidi arrivano dal mare, la quiete subentra al chiacchiericcio delle comitive accaldate. E camminare tra gli ottanta ettari del parco archeologico più grande d'Italia dopo Pompei, imboccare il Decumano Maximo, sedersi sulle gradinate del teatro, con lo sfondo delle snelle colonne e dei pini, è respirare i secoli che sono scorsi da quando questo era il primo porto d'Italia. Il senso del tempo si snoda come il Tevere, il fiume sacro dei Quiriti che fa qui vicino gli ultimi metri prima di tuffarsi in mare. E infatti Ostia viene da Ostium, bocca del fiume, che passava rasente. Dal 1575 - a causa di un'inondazione - si è allontanato di due chilometri, piegando verso Fiumicino. E quasi confermando la centralità di Ostia nel sistema di comunicazione dell'Urbs. Perché dove ora sorge l'aeroporto Leonardo da Vinci il divo Claudio fece costruire il vero grande attracco e, 80 anni dopo, Traiano volle quel porto esagonale che pare uno dei loghi della potenza di Roma. Ai tempi di Adriano Ostia - la prima colonia del regno fondato da Romolo - contava centomila abitanti. Immaginiamocela mentre passeggiamo tra i resti degli horrea (i magazzini), sul selciato del cardo maximus che incrocia ortogonalmente il decumano. Ecco il foro, la basilica, la curia, le terme. Era la porta del Tevere e del Tirreno, più cosmopolita della città che l'aveva colonizzata (la leggenda dice ad opera del quarto re di Roma, Anco Marzio, ma in realtà l'agglomerato urbano sorse nel IV secolo a. C.). Accoglieva genti d'Africa e d'Oriente. Miscuglio di razze, lingue, religioni. Così c'erano templi dedicati al persiano dio Mitra, alla frigia Cibele, all'egiziana Iside. E al dio degli ebrei, come dimostra una sinagoga, recente scoperta. Taverne, locande ospitavano i viaggiatori. Le domus imprenditori e commercianti. Erano loro le residenze ricche riaperte due anni fa al pubblico, dopo un restauro cominciato negli anni '90. Si chiamano Case a Giardino, perché si articolano attorno a un quadrato aperto, che invece saggi del terreno hanno dimostrato essere abbellito solo da fontane. Affascinante entrare negli ambienti, di età adrianea. Gli affreschi - così rari da rinvenire e che perciò accomunano Ostia Antica a Pompei - svelano come si viveva nel secondo secolo dopo Cristo. Su una volta in rosso pompeiano, agili figurette, una scena erotica nel cubiculum, fiori stilizzati in altre stanze. In un salotto campeggia Apollo col manto azzurro e le Muse che lo attorniano fotografano negli abiti e nelle acconciature la moda del momento. Di una casa conosciamo, per un graffito sulla parete, il nome della proprietaria: «Lucceia Primitiva ringrazia la Dea Fortuna». Ostia Antica scandisce la storia anche per lo stato di conservazione. Declinò insieme con Roma. Fu coperta di vegetazione e di sabbia. I primi scavi a inizio Ottocento, e poi con Pio IX. Nel Novecento campagne sistematiche. Si scopre molto ancora. Come raccontiamo nella scheda qui accanto.

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