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Le avanguardie sono «L'inverno della cultura»

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Gli«dei» dell'arte contemporanea, star come Damien Hirst, Jeff Koons e Maurizio Cattelan, ma anche i nuovi musei e perfino le strategie culturali degli stati occidentali sono impietosamente attaccati e demoliti per il loro culto del nuovo ad ogni costo, slegato dalla tradizione, e della cultura come intrattenimento e provocazione. Del resto il libro si apre con una sferzante riflessione di Karl Kraus: «Quando il sole della cultura è basso sull'orizzonte, anche i nani proiettano lunghe ombre». E allora, scrive Clair forzando i toni, ecco nascere la «Notte bianca» e la «Notte dei Musei», «simili a funerali celebrati da corpi nudi e impiastricciati di colori vivaci per seppellire allegramente e selvaggiamente i resti di ciò che è stata la nostra cultura». Obiettivi privilegiati delle spietate e spesso sacrosante accuse del grande storico dell'arte francese sono soprattutto i musei, paragonati a mattatoi culturali e a discariche. Ma Clair ha la capacità di allargare il discorso all'uso delle immagini che si fa oggi nel mondo sotto il segno della loro assoluta e spregiudicata desacralizzazione. «Se gli ebrei e i musulmani – scrive il critico francese – reagiscono sempre più violentemente all'uso così libero – "liberato" – che facciamo delle immagini in Occidente, come se l'immagine fosse a nostra completa disposizione e le si potesse far dire qualunque cosa, spingendosi fino all'immondo, la comunità cristiana, o quel che ne rimane, se ne sta invece silenziosa e come impotente. Temendo di essere accusata di attentare alla libertà d'espressione, a differenza dei musulmani e degli ebrei la Chiesa non si azzarda a denunciare il sacrilegio». Così, analizzando senza mezzi termini il cinico meccanismo del sistema dell'arte contemporanea reso ancora più esplosivo dall'indifferenza o connivenza delle istituzioni, Jean Clair conclude che «siamo entrati nell'inverno della cultura, e ci resteremo ancora a lungo». Il suo ultimo pensiero e la dedica del libro vanno a tutti quegli artisti «scomparsi, in realtà sacrificati, nell'indifferenza dei poteri che avrebbero dovuto aiutarli, morti senza essere stati riconosciuti, troppo spesso disperati per questo essere ignorati». Parole da condividere pienamente per non ripetere questo errore fatale.

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