Da Traviata a Ballo in maschera, cherchez la femme
Ovviamente,l'opera, "madre" di ogni fascinazione scenica, non può essere da meno. E l'"immaginario" del pubblico è conquistato da ogni femminile esuberanza. Attraverso mille "varianti", tra cui quella tv. Ne è un esempio la "Violetta" che, interpretata da Vittoria Puccini, ha esibito ardori, malanni, struggimenti e un apprezzabilissimo "lato B" degno di una "traviata" " comm'il faut". Ebbene, in un prodotto massmediatico del genere, "La Signora delle Camelie" di Alexandre Dumas (figlio), ha la sua parte, ma come fai ad escludere Verdi che ti imprigiona nella sua musica seduttiva e struggente? Dopodiché, visto che una goccia non può provocar danni nel gran pieno delle celebrazioni unitarie, un innesto col '48 risorgimentale, la Milano delle Cinque Giornate, i romanticissimi patrioti sciupafemmine e sciupa-austriaci, è tutto di guadagnato per la platea dei teleutenti. Che infatti hanno dato il boom di ascolti a Raiuno. Dunque "Viva Verdi!" e le sue donne. Anche se "il Cigno di Busseto" non ignorava le mille sfumature della psicologia femminile. Come dimostra "Un ballo in maschera", piatto forte del Festival Verdi di quest'anno, imbandito in quel delizioso scrigno che è il Teatro Regio di Parma (repliche giovedì 20 e domenica 23) in un'edizione indimenticabile per perfetta sinergia di componenti. È noto che l'opera, rappresentata per la prima volta al San Carlo di Napoli nel 1859, ebbe guai con la censura e ovviamente scaldò il cuore dei patrioti. Ma gli "afacionados" del Maestro il sostegno lo dettero, diciamo così, "a prescindere", perché il "Ballo in maschera" non è certo il "Nabucco" con il suo "Va pensiero...". Invece, i censori non intervennero "a prescindere", ma in nome di quel "Cherchez la femme!" che fa la sua prima "apparizione" nel dramma di Alexandre Dumas (però, stavolta, il padre) "Les Mohicans de Paris" (1864) e che, d'allora in poi, è diventato proverbiale. Nel senso che viene usato in tutti quei casi "imbrogliati" in cui la donna è causa, radice, origine dell'imbroglio, del "male". E, per questo dà scandalo. Ora, se quella traviata di Violetta (1853) aveva suscitato nei moralisti perplessità piu che pietà, ecco che nei garbugli del "Ballo in maschera" il tasso di malsana morbosità, ai loro occhi, era in crescita. E i censori ne prendevano atto, condannando la "femmina", "cercata", trovata e giudicata "colpevole". Ma si era nel 1859 e quel "Viva Verdi!", che esaltava i "laudatores" e indispettiva i "detractores", risuonò forte e i dubbiosi chinarono il capo ai tempi nuovi. Violetta e Amelia unite nella lotta; donne, donne, eterni dèi... Mario Bernardi Guardi