Claudio Bisio «Faccio il tennico aspettando Zelig»

Proprioquello che ancora sopravvive in ogni paese, in ogni quartiere e che, oltre ad essere punto d'incontro, è soprattutto luogo dell'anima e teatro di personaggi riconoscibili anche nella vita di tutti i giorni. Con una comicità fantasiosa, che ricorda i film di Nichetti, il regista Massimo Martelli ha trasposto sul grande schermo il libro cult d'esordio (1976) di Stefano Benni «Bar Sport», da venerdì in 300 sale. Nel cast un team di comici doc, da Teo Teocoli (il playboy) a Claudio Amendola (il rappresentante), da Giuseppe Battiston (padrone del bar) ad Aura Rolenzetti (la bella cassiera), e poi, Antonio Catania, Lunetta Savino, Angela Finocchiaro e tanti altri. Su tutti domina il tennico interpretato da Claudio Bisio, personaggio che è l'asse portante di ogni discussione: è lui l'anima e l'ossigeno del bar. Bisio, che tipo di uomo è il «tennico»? «Il Bar Sport è una realtà che ancora esiste, un po' ovunque. E il mio uomo è un tuttologo, uno che sa tutto e conosce tutti, sbucato chissà da dove proprio il giorno dell'inaugurazione e che poi da lì non se ne è più andato. Magari, pensando al titolo, qualcuno potrebbe immaginare un film alla Pupi Avati, ambientato in una provincia bolognese che non c'è più. Invece, non è così». I protagonisti sono però gli stessi del libro di Benni, che è datato agli anni Settanta... «Sì, ma se è vero che i personaggi di questo film sono collegati agli anni Settanta, è pur vero che si tratta di figure assolutamente attuali. Basterebbe guardare il mio tennico: un tizio che pretende di sapere tutto, un racconta balle... Beh, se non è attuale questo. Questa è una commedia unica e diversa nella sua comicità. Non è volgare e non è banale, vanta degli effetti speciali e delle incursioni di cartoni animati. È molto poetica e si ride con intelligenza, non con la solita battuta a effetto». Insomma, una comicità nuova che vorrebbe ripetere... «Portare Stefano Benni al cinema è stata una scommessa, ma se il film andrà bene vorrei provare a realizzare un film su Daniel Pennac. Io in genere faccio commedie più classiche, più comiche: a proposito, a gennaio torno al cinema con "Benvenuti al nord" e poi in tv sul palco di "Zelig" con Paola Cortellesi. Di Pennac ho già portato in teatro alcuni testi e lui non dà i diritti a nessuno dopo il film che hanno fatto su "Fata carabina" che a lui non è piaciuto. Però a me ha dato i diritti per tutta la sua opera, ma soprattutto per "Il paradiso degli orchi". Sarebbe un'occasione fantastica e se questo film andrà bene, busserò alla porta di Paolo Del Brocco, a.d. di Rai Cinema».