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«Così abbiamo portato Riccardo Muti al Teatro dell'Opera»

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I contatti avviati nel 2003 a Milano, il viaggio con Alemanno a Salisburgo, l'incontro a Nairobi

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Perchélui, che da due anni è vicepresidente del Teatro dell'Opera di Roma, all'accettazione da parte di Riccardo Muti della carica di direttore onorario a vita ha lavorato molto. - Vespa, quanto c'è di suo in questa vittoria? «L'inizio. È un inseguimento iniziato nel 2003, quando Muti stava alla Scala. Cominciai a cercare di convicerlo a dirigere almeno un'opera l'anno nella Capitale. Un lavoro lento, cresciuto piano piano». - E poi? «E poi io e il sindaco Alemanno siamo andati a Salisburgo, dove Muti è portato in trionfo. E lo abbiamo convinto». – Ma dica tutta la verità. Anche alla fine c'è stato il suo zampino. «Io e Muti siamo vecchi amici. L'estate scorsa, in occasione dei suoi settant'anni, gli ho scritto una lettera privata. Gli auguri, certo, ma anche altro. Però senza impegnare il Teatro dell'Opera. Della direzione onoraria abbiamo riparlato, definendo l'operazione, il 9 luglio a Nairobi, dove il Maestro dirigeva un concerto. L'epilogo ad agosto. La risposta del musicista alla lettera inviatagli dai professori d'orchestra del Costanzi, nella quale accettava volentieri di essere direttore onorario a vita». - L'Unità ha parlato di commissariamento e di soviet. Magari ce ne fossero di dittatori così. «Di fatto il teatro dell'Opera è già di Muti. Le scelte di Alessio Vlad come direttore artistico, di Micha van Hoecke al Corpo di ballo, di Roberto Gabbiani al Coro e di Carlo Savi agli allestimenti scenici sono sue. Hanno dato ottimi risultati. La scorsa stagione ha avuto un successo complessivo difficilmente ripetibile. Muti ha diretto due opere, Nabucco e Moises et Pharaon, ed è stato un trionfo. Perfino l'ultimo titolo in cartellone, l'Elektra di Strauss, un lavoro ostico per il pubblico, ha riempito il teatro. Mi ha impressionato l'improvvisa virata che la sua presenza ha dato al teatro di piazza Beniamino Gigli». - A marzo c'è stata la serata memorabile per il Centocinquantenario con Napolitano. «Il quale ha testualmente detto che con l'arrivo di Muti l'orchestra è stata riplasmata. Meglio di così...». - Se la stagione 2010-2011 ha anche portato al pareggio di bilancio della Fondazione, quella che comincerà il 27 novembre con Muti sul podio per il Macbeth si prospetta ancora più entusiasmante. «Guardi, al traguardo della direzione artistica a vita nessuno credeva. Sa che cosa vuol dire che Muti dirigerà melodrammi solo nella Capitale d'Italia? Lascio la soddisfazione a chi ha ottenuto questo risultato. Nella stagione che sta per inaugurarsi, la sua bacchetta guiderà tre lavori di Verdi». – Poi c'è l'onda lunga del carisma. Sul podio sono attesi direttori del calibro di Conlon e Steinberg. «Non solo. Porterà a Roma la Chicago Simphony Orchestra e la nostra orchestra a Chicago. Sinergia virtuosa. Soprattutto per Roma Capitale».

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