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di Dina D'Isa Finalmente si ride.

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Bean.Ma non solo. Stavolta l'attore torna al cinema nel ruolo di «Johnny English La rinascita» diretto da Oliver Parker e dal 28 ottobre distribuito da Universal in 400 sale. L'ultima missione del disastroso agente speciale era stata un fallimento e lui, per la vergogna, si era ritirato come un eremita in una grotta dell'Asia. Ma l'incontro con un monaco tibetano lo convince a seguire lezioni di arti marziali nel monastero e ad attendere una nuova occasione. L'ora del riscatto arriva quando il governo inglese richiama l'agente dell'M17 per la ricerca di un pericoloso gruppo di terroristi asiatici, dotati di nuove armi nucleari e intenzionati ad assassinare il premier cinese. Johnny English, con il suo ritrovato arsenale di armi ipertecnologiche, dovrà lottare di nuovo tra cospiratori, Cia e Kgb, con l'aiuto dell'agente Pamela Head (Gillian Anderson) e della bella psicologa comportamentista (Rosamund Pike). Con il suo aplomb inconfondibile, il divo di Newcastle ha raccontato di aver costruito con umorismo e charme britannico il «personaggio di Johnny English, mescolando il mondo di James Bond e degli 007 interpretati da Moore, Connery e Brosnan. Bond ha delle doti che gli permettono sempre di cavarsela - ha spiegato l'attore ieri alla Casa del Cinema di Roma - Johnny invece è più umano, si sente fortunato a lavorare per i servizi segreti, ma in ogni missione deve lavorare il doppio per conquistare la fiducia degli altri. Questo thriller è meglio del precedente capitolo perché il protagonista è più reale e più tridimensionale. Johnny non si sente un imbranato, ma crede di essere un ottimo agente segreto: la sua vis comica nasce proprio dal divario enorme tra quello che pensa di se stesso e la dura realtà. Però è anche coraggioso e determinato. Tutti gli uomini sognano di essere come James Bond e English è un suo sincero estimatore, convinto di diventare bravo come 007, anche se non è adatto a fare l'agente segreto». Da grande appassionato di motori e macchine da corsa qual è (tanto da aver avuto quest'anno un violento incidente sulla sua McLaren dal quale è uscito con una spalla infortunata), Atkinson guida nel film una splendida Rolls Royce automatica e si ritrova poi su una velocissima sedia a rotelle "modificata" che va a scontrarsi con la regina d'Inghilterra. «Volevo che Johnny impiegasse una macchina inglese diversa dal solito, l'Aston Martin era stata troppo sfruttata, così ho pensato alla Rolls, a un modello nuovo a disposizione con un motore V16 che si sposa bene con la nuova maturità di Johnny English. Per quanto riguarda la carrozzina, è stata realmente modificata con un motore da go kart e sfiorava i 60 km all'ora, velocità pazzesca per una sedia a rotelle. Ho rischiato persino di cadere perché il centro di gravità era molto alto». Il divo, che trascorre spesso le sue vacanze in Italia, ha detto che i personaggi più comici del nostro Paese sono gli automobilisti: « Ammiro molto la vostra sana flessibilità nella guida, avete un atteggiamento tutto vostro, che non è francese, né inglese, né tedesco, è semplicemente particolare, soprattutto rispetto a ciò che è vietato e ciò che non lo è. Condivido la passione per le macchine e il modo di guidare degli italiani. L'Italia è il posto in assoluto dove potersi godere di più una macchina con vivacità». Dei comici italiani, Rowan conosce invece solo Roberto Benigni, mentre per lui la commedia più bella del cinema, e che in qualche modo ispira i suoi personaggi, «è quella di Jacques Tati, "Le vacanze di Monsieur Hulot". Di recente, ho rivisto un film molto divertente, con Michael Caine e Steve Martin (titolo italiano "Due figli di..." ndr). I comici sono un antidoto alle difficoltà quotidiane. L'ultima cosa a cui si rinuncia, in momenti di crisi come questo, è il divertimento. Andare al cinema o ad un concerto è davvero importante. La mia unica missione di vita non è quella di rendere felici le persone, ma sarei soddisfatto se sapessi di regalare qualche sorriso. Su chi ha causato e chi sta gestendo la crisi, come molti politici, ci sarebbe poi molto materiale per ridere. È comico che chi ha creato questa situazione sia anche chi deve risolverla. Ma agire per loro sarebbe ammettere le proprie responsabilità, quindi non fanno niente. In epoca di difficoltà, la commedia ha un effetto terapeutico: molti mi scrivono che sono usciti da periodi bui anche grazie ai video di Mr. Bean, al quale somigliavo quando avevo 10 anni, ma spero di aver superato quella fase. Ormai Mr. Bean è andato in pensione e non lo farò più, non voglio che invecchi».

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