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«La satira non ha colore politico»

Pamela Prati

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Non ci sta Pippo Franco ad essere etichettato comico di destra per aver lavorato 24 anni sul palco del Bagaglino di Roma, le cui storiche serate erano puntualmente riprese da Canale 5. Ma ormai da tre anni anche Mediaset aveva rinunciato a quel tipo di satira (di destra). E ora anche il Salone Margherita prende le distanze proponendo in cartellone, al posto delle curve vertiginose della Marini, della Yespica e della Prati, i virtuosi di Roma nella Traviata in versione orchestrale. Ma quali sono i retroscena? «Se al Margherita Pingitore non fa lo spettacolo quest'anno, io lo farò, con la produzione di Stefano Baldrini, dai primi di dicembre compreso il Capodanno 2012, con lo show "Bambole non c'è un euro". La primadonna è però ancora da definire». E il sodalizio con Pingitore? «Certo, non mi sostituisco a Pingitore, anche se abbiamo la stessa satira e la stessa formazione. Ma ora nel mio spettacolo non c'è alcuna satira politica così com'è tradizionalmente intesa. La mia è una commedia varietà, un teatro nel teatro, che fa ridere e dove si canta e si balla. La differenza è nello stile: non ci sono più imitazioni né gag satiriche». Metterà così da parte la tradizionale comicità di destra? «Non ho mai fatto satira di destra e nemmeno lo show lo era. La satira non può essere nè di destra né di sinistra, noi venivamo etichettati perché non eravamo allineati con la sinistra. Ma la mia ironia è sempre stata libera, totalmente. Sono stato accusato perfino di fascismo, ma io mi ritengo un comico libero. Sono l'ultimo rimasto della compagnia, dopo Oreste Lionello e Gabriella Ferri, vengo anch'io dal teatro-cantina di vicolo della Campanella e dalla cricca capitanata da Castellacci e Pingitore. Poi, ho fatto 15 film e 23 anni di tv. La satira in tv l'abbiamo prima di tutto portata in Rai, 24 anni fa, e poi a Mediaset, raccontando il volto del Paese dal "Ribaltone" a "Dove sta Zazà". "Bambole non c'è una lira" (di Falqui e Costanzo) era scritto anche da me per la tv in bianco e nero. Ora quello show l'ho adattato all'oggi». Però le donne che voi mostrate nello show sono tutte curve e poco cervello, una deriva della vecchia destra? «Assolutamente no. La nostra radice viene da Petrolini e da Macario, dall'ironia degi anni '50. La Dandini ha invece una radice intellettualistica di altra natura. Ma noi non facciamo comizi, creiamo battute e ironia sulla realtà, su tutto e contro tutti». Perché Pingitore ha chiuso con il Bagaglino? «La mia vita è legata al Bagaglino e a Pingitore, ma poi sono andato avanti. Il Bagaglino l'ho inaugurato io con "Per me si va" negli anni '70. Dopo sono venuti Lionello e Gullotta. Credo ci sia stato un corto circuito tra lui e la gestione (la signora Pol gestisce il teatro per la società Marino) e io non c'entro nulla. Il mio non è uno show prodotto dal Bagaglino ma segue il mio impresario. Credo che oggi in tv se li sognino i nostri ascolti che di media si attestavano su cifre superiori ai 4 milioni di spettatori. Altri tempi».

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