Vespa: la mia scommessa in prima serata
Torna Vespa e la trasmissione «fuoriclasse» Porta a Porta. Le principali novità sono due: prima di tutto basta con gli evergreen. Il Presidente del Consiglio in carica, cioè Berlusconi, non aprirà la stagione con la consueta intervista faccia a faccia con Bruno Vespa. Quest'ultimo si riserva di invitarlo a «bocce ferme»: quando la situazione politico-economico italiana sarà più chiara. Secondo poi «Porta a Porta» - che tradizionalmente va in onda in seconda serata - traslocherà anche in prima serata, da novembre. Per nove puntate (il titolo è in via di definizione). Per quanto riguarda la prima (oggi in seconda serata su Raiuno), si confronteranno come ospiti in studio Rosy Bindi, presidente del Pd e Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera. Ma ci saranno anche Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, e Paolo Mieli, direttore di Rcs. La formula (vincente negli ascolti) non cambia. La media dello share supera abbondantemente il 15% e il diretto concorrente di Vespa, cioè il Vinci-volto di Matrix, ha vinto soltanto 15 serate contro 64. Il paragone con i due è calzante perché entrambi si occupano di politica (che inverno sarebbe senza le sfuriate di La Russa di Porta a Porta contro il Centrosinistra?). Vanno e vengono gli argomenti di cronaca (che autunno sarebbe senza il criminologo Bruno che parla della Franzoni?) e argomenti super leggeri (Vespa, oltre a trattare di fiction Rai - soprattutto storiche - esamina anche i modi migliori per dimagrire e mantenersi sani. E anche ieri mattina, presente il direttore di Raiuno Mazza, ha affermato: «Non posso parlare sempre di Cogne o di politica»). Per dirla come l'ha raccontata Vespa, «Porta a Porta» «costa pochissimo»: la cifra ammonterebbe a 45 mila euro. Intanto, il programma si è rifatto il look con uno studio nuovo e tecnologie innovative. Capitolo secondo: Santoro. Tra i due non si può dire che corra esattamente buon sangue. Ieri il conduttore di Porta a Porta non ha esitato a spiegare che «le mie polemiche con lui nascevano dall'esigenza di avere regole valide per tutti». E in effetti la polemica c'è stata. Vespa ha indirizzato al collega Santoro più di qualche «frecciatina». Una manciata di giorni fa, intervistato da «Tv, Sorrisi e Canzoni» ha dichiarato: «È un signor professionista anche se io l'ho sempre considerato oggettivamente, serenamente, amichevolmente incompatibile con il servizio pubblico». Ma il giornalista non si è limitato a punzecchiare Santoro: intervistato dal TgLa7 ha scavato a fondo della situazione di «Annozero», commentando: «La decenza in Rai era già andata via quando Santoro ha mandato a farsi benedire il direttore generale, poi il presidente Garimberti. Un'azienda ha bisogno di leggi e di regole: Santoro se n'è completamente buggerato» esortandolo a rispettare le regole per evitare «una guerra civile». E come dimenticare il giorno in cui Santoro tirò in ballo Vespa, dopo le affermazioni di Berlusconi secondo il quale, trasmissioni come «Annozero» facevano perdere le elezioni? Amici-nemici, a onor del vero Vespa scese in campo anche a favore di trasmissioni di sinistra, giudicando male le telefonate in diretta del premier (un cult quelle a Ballarò e quella a Gad Lerner). E aggiunse che il grave errore era soprattutto «riagganciare la cornetta». Sarebbe meglio, così disse, un confronto». Sono passate poche settimane dall'inizio dell'attuale anno quando afferma (divertito) che «non posso essere un Santoro di centrodestra semplicemente perché non riesco a fare trasmissioni a tesi e contro qualcuno. Ciò non toglie che Santoro sia un ottimo professionista».