Serena la tignosa spera in Sky o La7
E meno male che era una conferenza stampa organizzata in quattro e quattr'otto, dopo lo sgarbo di viale Mazzini che ha cancellato «Parla con me». Serena Dandini ha messo su un vero e proprio show nello spazio centralissimo - due passi da Montecitorio - che le ha fornito il suo ricco «produttore», Domenico Procacci di Fandango. Il suo divano rosso - «la prova che il format è mio», dice - in bella mostra. Ma in versione mini, con sopra una Barbie vestita come lei. Serena ha accanto Procacci e un altro big di Fandango, Andrea Salerno. Scontata la platea, con Michele Santoro e Sandro Ruotolo in prima fila. La conduttrice trabocca istrionismo. «Lorenza Lei è molto più brava di Masi, sta facendo tutto quello che lui non è riuscito a fare». E poi: «La Rai non sono loro, io ho un patto con gli abbonati. Abbiamo tenuto duro, li abbiamo stanati. Volevo essere cacciata perché così il percorso si chiude e si capisce». Di sassolini nella scarpa se ne leva tanti: «Ci avevano chiesto di apportare modifiche al format e il primo agosto le modifiche erano sul tavolo del direttore generale. Ci hanno detto: vi facciamo sapere in 48 ore, ma siamo stati bloccati per un mese e mezzo. Perché usare la diffamazione?». Paroloni, scene madri. Diffamazione sarebbe dire che «Parla con me» - un programma uguale a se stesso da anni, la formuletta delle quattro domande ai soliti noti, gli Eugenio Scalfari e i Neri Marcorè, comunque perlopiù i divi de sinistra - costa troppo e che lady Serena è avida? «Cacciarmi non costa nulla - si ribella - non ho mai avuto un contratto in esclusiva, non prendo la tredicesima, ho rifiutato le cariche dirigenziali perché volevo essere libera. Esco dalla Rai senza neanche un paio di calze». Già, proprio come una sposa ripudiata dal marito volgare e maschilista. Ecco il fantasma del Cav, Dandini prende al balzo lo spunto dalle ultime intecettazioni per una boutade ovvia: «Vi annuncio che abbiamo fondato l'Arcuri Fan Club». E ancora: a far arrabbiare di più la Rai deve essere stata «l'intervista a Scalfari, forse alcune imitazioni e sicuramente le ragazze nel bagno di Palazzo Grazioli. Ma abbiamo solo rifatto le scene viste sui giornali». Però quando Alessio Butti (Pdl, in Vigilanza Rai) le manda a dire che ogni puntata di «Parla con me» costa 70 mila euro, il doppio di qualsiasi altro programma di seconda serata, e che si giova di una squadra di 14 autori che però fanno ascolti a una sola cifra, lei rintuzza che il suo programma ha per il 70 per cento risorse interne, che la Fandango si occupa solo di autori e artisti e lei non tradisce il team. Già, per Dandini viene prima il gruppo privato e poi gli interessi del servizio pubblico. Di altri numeri non parla. Come del ricavo pubblicitario annuo che il divano rosso reca alla Rai: 2,5 milioni di euro contro gli otto milioni di costi. Sia come sia, la ragazza non molla. «Per tigna - annuncia - Andremo in onda il prima possibile. Su La7, su Sky? Non lo so, al massimo lo faremo in piazza. O al cinema». Beh, in piazza è possibile, una platea all'aperto non si nega a nessuno, a comiciare dalla Cgil. Al cinema pure è possibile, visto che Fandango è una signora casa cinematografica. Su Sky o La7 appare più difficile. Anche qui si fa attenzione alla bilancia costi-ricavi. Lo sa bene Santoro, che era pronto per La7 e che ancora aspetta. Eppure Michele chi? ha consolato Serena: «Se serve siamo pronti a dare una mano, c'è solidarità assoluta. Anche per aiutarli a fare il trasloco». Intanto una vetrina dorata Dandini già l'ha. Da oggi parte con una rubrica sul settimanale patinato del Corriere della Sera, «Io donna».