Quando Roma divenne maggiorenne
diCECILIA DAU NOVELLI Accanto alla struttura urbanistica e viaria, le città dell'Ottocento si dotarono di una serie di servizi infrastrutturali come il gas e l'illuminazione elettrica, i trasporti pubblici, e poi una serie di edifici di pubblica utilità come i cimiteri, i grandi magazzini a tre piani, la galleria commerciale, gli ospedali, la stazione ferroviaria, i mercati generali, il teatro, i musei pubblici. Da questo punto di vista, sia pure con qualche anno di ritardo, Roma ebbe uno sviluppo più simile alle altre capitali europee. I servizi idrici e fognari non erano mai stati un problema: esistevano nella loro struttura essenziale fin dai tempi dell'antica Roma – lo stesso Haussmann ne era un estimatore – e furono potenziati alla fine dell'Ottocento. In quello stesso periodo arrivarono anche il gas per illuminazione e la luce elettrica, nonché i primi tramways trainati dai cavalli. A Londra il gas aveva alimentato i lampioni per la prima volta nel 1818, a Parigi nel 1819 L'elettricità arrivò circa cinquant'anni dopo nelle capitali europee e a Roma nel 1886. Furono poi costruiti un ospedale a padiglioni, secondo la più moderna tecnica inglese sul modello di Londra, i mercati generali anch'essi a padiglioni – anche se non in ferro e vetro – come il modello parigino, i grandi magazzini Bocconi come i Bon marché di Parigi, mentre la Galleria fu progettata solo dopo, nel 1911, e realizzata nel 1922. Del resto, molto era di derivazione francese: anche la prima definizione del cimitero del Verano risale al 1804 durante l'amministrazione napoleonica, allorché fu imposta la sepoltura fuori dalle mura. Il camposanto fu poi inaugurato dal pontefice Gregorio XVI nel 1836. Infine, ogni città doveva avere una stazione di testa, dove il treno si arrestava. La stazione Termini, che prese il nome dalle adiacenti Terme di Diocleziano, fu progettata e approvata da Pio IX nel 1860 e venne poi costruita tra il 1869 e il 1873 senza che i lavori subissero il minimo intoppo. Si componeva di due corpi laterali e di uno centrale più basso raccordati da un alto tetto metallico che proteggeva l'arrivo dei binari con la stessa struttura architettonica di quelle di Londra e Parigi. Alle merci fu destinata nel 1891 la stazione Tuscolana. E doveva essere l'ultima moda perché proprio nel 1872 la stazione di testa di Berlino – la prima e più famosa Potsdamer Bahnhof – fu ampliata e coperta con un gran tetto metallico. (...). I teatri a Roma erano già numerosi, tuttavia ne fu costruito uno nuovo, per accogliere lo spettacolo borghese per eccellenza, l'opera lirica, che con la sua stagione segnava la mondanità cittadina. L'esempio fu certamente il teatro dell'Opéra che Haussmann volle al centro della nuova urbanizzazione. Il nuovo teatro Costanzi assolse questo compito, come del resto gli altri importanti teatri lirici delle città italiane, dalla Scala di Milano al Massimo di Palermo. Né poteva mancare, in una città già piena di musei – da quelli Capitolini a quelli Vaticani – un palazzo delle Esposizioni che lasciasse un segno dell'arte ottocentesca italiana, anche se il londinese British Museum e il parigino Louvre erano inavvicinabili. Il primo nato alla fine del Settecento, il secondo già grande come Musée Napoleon nel 1800. La Galleria nazionale di arte moderna fu inoltre costruita nel 1911 per il cinquantenario dell'Unità. Anche il controllo del fiume, con la costruzione dei muraglioni, assomigliava molto a quanto avvenne dalla metà dell'Ottocento alla Senna e al Tamigi. I quais o gli embankments servivano a impedire gli allagamenti, ma consentivano anche di creare passeggiate e strade di scorrimento per il crescente traffico cittadino. Quella che mancò del tutto fu – come ben si sa – la ferrovia metropolitana sotterranea, aperta per la prima volta a Londra nel 1863, a Budapest nel 1895 e a Parigi nel 1900. Roma nel Settanta era una città completamente chiusa all'interno delle sue mura. I muraglioni e le porte che la racchiudevano costituivano più di un baluardo difensivo, erano quasi come il perimetro di un'isola inaccessibile dall'esterno. La marea della “gente nuova”, degli italiani in tempesta, non aveva minimamente scalfito i ritmi e le abitudini di una città premoderna ancorata alle sue secolari tradizioni religiose. (...). La breccia di Porta Pia sconvolse l'immobilismo, risvegliò una città che appariva quasi paralizzata nell'attesa di un evento annunciato. Insieme ai bersaglieri guidati da Cadorna, attraverso le mura entrò tutta la massa degli italiani nuovi che premeva dall'esterno per conquistare quella che considerava la sua capitale. (...).