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Greggio surclassa i film snob del Lido

Festival di Venezia, Ezio Greggio e Anna Falchi

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Gli incassi al box office la dicono lunga sui gusti cinematografici degli italiani, snobbando evidendemente i consigli dei critici. Al primo posto della top ten della settimana, dopo il week-end che ha segnato il definitivo rientro in città di studenti e famiglie, c'è «Super 8» (che ha incassato quasi un milione di euro), film del creatore di «Lost», J.J. Abrams, prodotto da Spielberg e poco apprezzato dalla critica perché giudicato troppo didascalico e poco innovativo. Al secondo posto resiste «Kung fu Panda 2», pellicola di animazione che, in tre settimane, ha incassato quasi 11 milioni di euro, mentre al terzo si è piazzato «Box Office 3D», parodia all'italiana di Ezio Greggio. Il film, che ha pre-inaugurato il festival di Venezia e che in 3 giorni di programmazione ha raccolto 778.948 euro, è stato accolto su Lido da molte polemiche, visto che per la prima volta una commedia ha alzato il sipario sulla Mostra cinematografica d'Arte. Nella top, non mancano però anche i film che hanno ricevuto premi prestigiosi in laguna: è il caso di «Terraferma» di Emanuele Crialese che si piazza all'ottavo posto con 318.683 euro in 5 giorni di programmazione. Dopo il comico «Box Office», in quarta posizione, il drammatico «Contagion» di Steven Sodeberg, thriller pandemico, anch'esso molto applaudito a Venezia (fuori concorso), che racconta l'epidemia mortale di cui è vittima Gwyneth Paltrow nei panni di una moglie infedele. Se negli Usa ha conquistato il box office incassando 23 milioni di dollari nel week end, in Italia, «Contagion» distribuito in 300 copie, ne ha guadagnati solo 448.427 euro. Un altro bel film italiano passato in concorso sul Lido è arrivato solo 14esimo: si tratta de «L'ultimo terrestre», di Gian Alfonso Pacinotti, noto vignettista che si firma Gipi ed è alla sua opera prima. E a sorpresa, il documentario su Vasco Rossi «Questa storia qua» conquista il nono posto con 520.019 euro. Da parte sua, il direttore della Mostra di Venezia, Marco Müller, ha svelato che il Leone d'oro per il «Faust» di Sokurov (pellicola artistica, lunga e poco commerciale) «è stato dato all'unanimità e che per Crialese fin dall'inizio la Giuria era propensa a dargli un premio». Un peccato che sia stato fuori dal palmares Polanski, «al quale però si poteva dare solo il Leone d'oro, altri premi non sarebbero stati all'altezza, mentre si era pensato a un Leone Speciale per Cronenberg, ma ci è stato detto che a lui non interessava un premio minore. Mi dispiace che sia stata ignorata "La talpa" di Alfredson - ha proseguito Muller - Venezia, al di là dei premi, offre comunque una grande visibilità e una piattaforma internazionale». Lo testimonia Antonello Sarno che con il suo documentario «Schuberth» è stato invitato alla New York Fashion Week. Di fatto, la Mostra era carica di film e povera di sale, tanto da ipotizzare che il direttore abbia fatto da assopigliatutto pur di togliere titoli al Festival di Roma. Ma Müller candidamente ha risposto che «la polemica con Roma è inutile. Cannes e Berlino hanno fatto lo stesso, mettendo 31-32 lungometraggi nazionali. L'anno prossimo speriamo di avere spazio anche per salette industry, ma certo è che il mercato si fa al Festival di Roma - come dice il ministro Galan - Lì i compratori vengono ospitati e i prezzi sono più competitivi. Il vero pericolo concorrenziale è invece il Festival di Toronto le cui date sono troppo vicine a quelle italiane». Molti sono i progetti ancora in ballo, tanto da far sperare in una nuova conferma di Müller e Baratta: «Il regolamento non vieta una ulteriore proroga dopo tanti anni nei quali siamo stati al timone, quindi si vedrà», hanno concluso i due protagonisti della Mostra veneziana.

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