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Eliogabalo un pornografo al potere

Eliogabalo

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Sesto Vario Avito Bassiano, alias Marco Aurelio Antonino, è passato alla storia col nome di Eliogabalo per essere stato il più dissoluto di tutti gli imperatori romani. E non dev'essere stata un'impresa facile. Salì al potere a soli quindici anni. L'unica cosa che lo interessava era il sesso e non parliamo di quello platonico. Sposò un auriga, un omone grande e grosso del quale dichiarava di essere la moglie, la sposa, la regina. Girava sempre con il diadema, anche in casa, faceva i bisognini in vasi d'oro e distribuiva cariche pubbliche in base alle dimensioni del membro dei candidati. Una volta, nell'immancabile sala dei banchetti, fece sistemare una sorta di enorme controsoffitto che fu riempito di petali di rosa. Alla fine del pasto, mentre lui se ne stava da una parte al sicuro, fece scaricare l'immane quantità di petali sui suoi ospiti, tanto che alcuni ne rimasero soffocati. Torna in libreria in una bella edizione di Mimesis, curata da Stefano Fumagalli, quella parte della Historia Augusta che descrive l'ascesa al potere e gli eccessi di Eliogabalo ed è, tradizionalmente, attribuita ad Elio Lampridio. «Vita di Eliogabalo. Delirio e passione di un imperatore romano», 123 pagine, 10 euro, dopo l'introduzione di Fumagalli e la «vita» propone anche un testo dello storico Erodiano. Travolgere (in peggio, ovviamente) la fama di personaggi come Nerone e Caligola sembra essere stata l'unica missione di questo ragazzino originario della Siria. Sesto Vario Avito Bassiano, spacciato come figlio naturale ed erede di Caracalla dalla madre, Giulia Soemia, e della nonna materna, Giulia Mesa, fu acclamato imperatore da truppe romane probabilmente stanche di battersi con altre truppe romane mentre il suo predecessore, Macrino, veniva opportunamente fatto fuori. Ma quelle truppe non sospettavano a chi stavano mettendo in mano l'impero. Difficile capire quanto ci sia di vero nei piccantissimi episodi narrati da Lampridio che, per forza di cose, appaiono esagerati. Certo è comunque che a quell'adolescente ben poco importava della politica. Per lui c'erano solo: ossessione per il sesso e megalomania. Non tentò mai nemmeno di nascondere gli inutili sperperi di denaro pubblico finalizzati sempre solo al suo divertimento. Chiamò alla prefettura del pretorio un ballerino, il quale aveva già esercitato a Roma la sua arte di guitto; nominò prefetto dei vigili un auriga, Cordio, e prefetto dell'annona il suo barbiere Claudio. In più a un mulattiere ordinò di sovrintendere all'imposta sull'eredità, poi lo ordinò a un corriere, a un cuoco e a un fabbricante di chiavi. Quello che stupisce di più, nonostante le tante eccentricità, è come questo ragazzino sporcaccione non abbia lasciato alcun segno tangibile nella storia romana di quel periodo. Eliogabalo è scivolato sugli eventi, lasciando solo il ricordo dei suoi eccessi. Regnò solamente quattro anni. L'11 marzo del 222 si presentò al campo della guardia imperiale: i pretoriani. Visto che quei duri militari a lui preferivano il cugino Alessandro Severo (che diverrà poi imperatore) ordinò loro di ucciderlo. I pretoriani, stufi del ragazzino sporcaccione, lo inseguirono fino ad una latrina, dove lo decapitarono. Poi buttarono il cadavere in una cloaca dalla quale precipitò nel Tevere.

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