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«Scrivere mi rilassa»

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Poliedrico, prima in televisione, ora a teatro. Enrico Montesano ha scritto un libro «Un alibi di scorta». Un thiller con risvolti comici. Stasera dalle 20 lo presenterà all'Isola del Cinema (Isola Tiberina) di Roma. Enrico Montesano, abbandona tv e teatro per la letteratura? «E perché? No no, io penso che la letteratura possa convivere con il resto. Scrivere è una cosa che si può fare sempre». Riesce a conciliare le sue passioni? «Scrivo nei momenti di tranquillità. Certo, trovarli è difficile però... La scrittura fa bene, è terapeutica, mi rilassa: certo, devo rilassare anche il lettore». C'è qualcosa di autobigrafico in questo romanzo? «Sì, certo. Per esempio è ambientato nel quartiere dove sono cresciuto: sono monticiano di adozione, ci ho vissuto dall'età di 8 anni, fino ai 18. Il mio Rione è il Rione Monti. Così ho ambientato il libro in via dei Serpenti, in piazza degli Zingari, Colle Oppio, via Urbana, via dei Ciancaleoni. Sono andato a scuola all'Angelo Mai. E poi ho fatto fare una cosa a questo personaggio...». Cosa? «La scalinata di Monte Polacco». Ha fatto da cornice alla sua infanzia? «E come no. E ci sono anche molti personaggi, di quel quartiere. Sono i miei ricordi. In un libro, inoltre, uno si può togliere tanti sfizi, tanti sassolini dalle scarpe». Un esempio? «Un'esperienza di vita vissuta. In ogni luogo in cui uno va c'è sempre un televisore acceso che nessuno ascolta: un parlare continuo». Il protagonista cade e finisce sulla sedia a rotelle. Deve ricominciare tutto daccapo. Lei ha mai rimesso in discussione qualcosa? «Il protagonista ha un handicap. È caduto, uno stupidissimo incidente. Mettiamo un piccolo intervento chirurgico a una spalla. Quanti sportivi lo subiscono? Eppure il movimento della spalla è uno dei più importanti. Dopo l'operazione fai tutto con l'altra mano. E questa è una banalità, se confrontato a ciò che succede al protagonista». Come reagisce? «Lui si reinventa, anche psicologicamente. Vede le persone con un'ottica diversa. Quelle che lui criticava e schifava sono quelle che ti danno più calore umano e conforto. Sono quelli della notte: le prostitute, i travestiti». Se dovesse descrivere il carattere del protagonista in poche parole? «È un uomo positivo». Che riesce a riscattarsi? «Sì. È un uomo che, con la sua esperienza, migliora e cresce. Ed è curioso. Il romanzo è scritto pensando alla commedia all'italiana, ha dei colpi di scena. È scritto in maniera comica. Eppure di drammi ce ne sono tanti nel libro. Come l'indagine del commissario. Il protagonista soffre di amnesia retrograda: il commissario lo fa parlare, sperando che ricordi». Come è scritto? «Parte in italiano, parte in romano. Perché ritengo che bisogna ridare valore alla cultura di Roma e alla lingua romana, così tanto annacquata e impoverita». È una critica politica? «Non lo so, la politica non vorrei metterla in mezzo. È una critica culturale. Sono per la valorizzazione della cultura romana, un ritorno alla lingua romana più nobile, mi piacerebbe ritornare alla lingua di Sordi e Fabrizi». In merito al libro, quale è la domanda che i fan le fanno più spesso? «Se è un noir, un giallo o un thriller. Io rispondo "Tutto dipende da come si vede". Per me è una piccola pietra preziosa. Se vuole c'è l'aspetto sociale e professionale delle morti, e degli incidenti sul lavoro. Ed è una romantica storia d'amore: il superamento del tabu visto che lui ha una relazione con un travestito. Il mio amico giornalista, Giovanni Valentini, ha detto: "È un pugno nello stomaco con il sorriso sulle labbra"». Montesano, quando la rivedremo in tv? «Quando mi chiameranno. Non lo so proprio, se lo sapessi... Come si dice a Roma: "Boh"». Ma lei, risponda sinceramente, cosa guarda sul piccolo schermo? «Non lo guardo proprio, a volte i canali tematici. Sky. Come diceva Groucho Marx: "La televisione aiuta la cultura, ogni volta che la accendo vado a leggere un libro nell'altra stanza». I suoi prossimi progetti? «A ottobre sarò in teatro. Alla Sala Umberto con "Passeggiate romane, 100 anni da Petrolini a Montesano": Petrolini lo inaugurò nel 1912».

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