«Viva l'Italia!» stretta tra Destra e Sinistra
diMARIO BERNARDI GUARDI Viva l'Italia! Viva l'Italia della Nazione e non della fazione, viva l'Italia dei vincitori e dei vinti, viva l'Italia non più avvelenata dalle memorie divise ma risanata dalle memorie condivise. Viva l'Italia pacificata. Viva l'Italia, così intelligente, così adulta, da poter cantare insieme «Giovinezza» e «Bella ciao», perché l'una e l'altra fanno parte della nostra storia e del nostro immaginario, e se è vero che fascisti e partigiani ne hanno fatto le loro contrapposte «chansons de geste», è altrettanto vero che la prima nasce come inno goliardico composto nel 1909 dai torinesi Adolfo Oxilia e Luigi Blanc, e che l'altra ha le sue belle origini nazionalpopolari nei canti delle mondine e di tutti i lavoratori impegnati nel duro «mestiere di vivere». Viva l'Italia che non ha paura e che sul palcoscenico di San Remo le presenta tutte e due, le racconta, le canta senza tremori nella voce. Promessa non mantenuta, per «fifa blu» di polemiche e minacce, e chissà se si ripresenterà un'occasione del genere Noi apprezziamo molto Aldo Cazzullo, «firma» tra le più civilmente impegnate del «Corriere» e speriamo proprio che stasera, nell'ambito di «Cortina InConTra» (Audi Palace, ore 21,30), dia sostanza viva a sogni-bisogni molto più diffusi di quanto non si creda. Anche perché il suo libro («Viva l'Italia», Mondadori) non è soltanto una ricognizione storica e culturale tra poeti-profeti che vaticinarono identità ed unità, ed eroi che ad essa si immolarono, ma è anche un appello, se si preferisce, un «manifesto», che ammonisce gli Italiani a non disperdere la loro «eredità di affetti», esortandoli anzi a ritrovarla e a tonificarla, perché Patria è tutt'altro che una parola vuota e priva di senso, al di là della retorica celebrativa con tanto lacrimucce e battiti di cuore «come da copione». Insomma: viva l'Italia perché l'Italia è viva. Ovviamente, a dispetto di errori e orrori di una classe dirigente che non sa dirigere e di una opposizione che non si sa opporre. E ancor più a dispetto di chi coltiva mire secessionistiche, con un bel muro che separi i nordisti dai sudisti. Viva l'Italia. Ma indubbiamente grande è la confusione sotto il cielo. Cazzullo lo sa bene, perché tante volte si è occupato dei problemi del «Paese reale» così malamente o distrattamente o contraddittoriamente governato dal «Paese legale» («legale»? Mah...). Viva l'Italia. Lo diciamo insieme a Cazzullo, con uno sventolante «cuore tricolore». Ma bisogna anche dire «attenti! Qui è tutto da rifare!» visto che nel nostro Paese al posto della certezza del diritto c'è quella del delitto (la quasi- certezza, mettiamola in questo modo, che il delitto, «in grande», resta impunito o che le punizioni ci sono o non ci sono). Ma siccome, caro Cazzullo, eravamo partiti dalla storia patria che non è, non può essere mai storia di parte, meno che mai storia della parte vincente che bolla i vinti come brutti, sporchi e cattivi da qui all'eternità; bene, lasciamo un attimo l'attualità politica, facciamo finta di non vedere gli scenari disastrosi a cui gli «esperti» parrebbero voler incatenare il nostro futuro, e poniamoci solo questo piccolo interrogativo: l'abbiamo festeggiata davvero l'«Unità»? A noi non sembra. Tutti belli e splendenti i santi nel Pantheon delle glorie nazionali- Cavour, Garibaldi, Mazzini, Vittorio Emanuele II - come se le cose dette e fatte li vedessero sempre d'amore e d'accordo, ma ben poche considerazioni, almeno da parte di una ufficialità propensa soprattutto a gigionerie e giaculatorie, sul fatto che ognuno aveva in testa un'Italia tutta «sua» e che non pochi furono i battibecchi e le scaramucce sanguinose sul fronte «unitario». E chi stava dall'altra parte? Ormai ce ne sono a iosa di saggi «revisionisti» sul Sud piuttosto «conquistato» che «liberato», e sulla sanguinosa guerra civile che ne seguì: eppure, una parola su quei «vinti non convinti», capace di spiegare chi erano, in che cosa credevano, per che cosa si battevano; una parola del genere non è venuta né dalla sommità del Colle né da altri piani meno elevati. Chissà se stasera la spenderà proprio Cazzullo. E chissà se ci parlerà anche di un'altra guerra civile ancora non risanata: quella che tra il '43 e il '45 divise gli Italiani e ancor oggi li divide. Viva l'Italia. Ma se parliamo di Resistenza, raccontiamole tutte le «resistenze», ad esempio quella di Francesco De Gregori (zio dell'omonimo cantautore). E poi, visto che il Francesco De Gregori cantante ha composto non solo una sua «Viva l'Italia» ma anche «Il cuoco di Salò», perché non provare a leggere le lettere dei condannati a morte della RSI, insieme a quelle dei condannati a morte della Resistenza? Sapete, dall'una e dall'altra parte, le più belle si concludono con un appassionato, unificante «Viva l'Italia!».