di SARINA BIRAGHI La libertà e i diritti all'ombra del cupolone subito dopo l'unità d'Italia.
Sentimentie affari s'intrecciano dopo la presa di Porta Pia in "La storia d'amore di Luca e Giovanna" (Eurisco Edizioni, pag. 85) di Raffaella Mandato, professionista romana con l'hobby della scrittura, capace di prendere per mano il lettore e accompagnarlo nel centro storico della Capitale d'Italia tanto lontano quanto riconoscibile, tra piazze e vicoli, alla scoperta di chiese, fontane, palazzi ma soprattutto personaggi vitali e ancora incredibilmente "vivi". Grazie alla consultazione di documenti e contratti d'epoca, la Mandato ci offre uno spaccato sulla vita quotidiana di fine Ottocento, calandosi in quell'affascinante periodo della cultura italiana che sorregge le prime fasi del processo di unificazione nazionale. I romani, infatti, cominciano a rendersi conto che il potere patriarcale esercitato dal Papa sta per lasciare il posto al potere politico esercitato da persone provenienti da tutta Italia, un potere che vuole liberare la proprietà dagli oneri a favore dei nobili, applicare nuove norme sull'insegnamento e sul diritto di voto. E Luca, che conserva la pistola che Garibaldi diede a suo padre, sepolto a Mentana, è fermamente convinto che chi è morto combattendo per l'Unità d'Italia, lo ha fatto per il bene di tutti perché "è valsa la pena di prendere Roma per dimostrare di poter unire un vero Stato nazione". Proprio lui che sa cos'è l'enfiteusi, che vorrebbe riscattare un fondo a cui però è molto affezionato, che conosce il significato di usi civici e che vorrebbe ottenere un contratto con il governo per far vendere all'esercito le stoffe della madre, comprende quanto quegli anni di passaggio siano ancora permeati dello spirito della Rivoluzione francese. E ricordando come le parole sacre della moderna società civile, "libertà, fraternità, uguaglianza", siano state fatte proprie anche dal Regno Pontifico che però le aveva cambiate in "libertà, fraternità e solidarietà", l'autrice rende attuale quel concetto di "sussidiarietà", presente anche nelle stime catastali degli agrimensori sotto Pio VII, ma che allora come ora "è una parola per persone (e governi, ndr) forti". Con lo schematismo della professione ma usando un linguaggio duttile, semplice e comprensibile a chiunque, Raffaella Mandato, con toni shakespirianiriesce ad esprimere in modo quasi poetico sentimenti e concetti profondi e veri. I dialoghi dei suoi personaggi sono armoniosi, le sue espressioni sono naturali, le sue immagini sono limpide, delicate, e riportano alla mente le xilografie dei paesaggi romani, i ritratti in punta di pennino di popolane e artigiani o le descrizioni dettagliate di monili e accessori femminili. E forse non manca qualche sfumature autobiografica quando scrive, per esempio, che "l'amore è una forza che ha il potere di sconvolgerci o di calmarci", o "nella propria vita mantenere degli spazi mentali in cui desiderio e fantasia sono liberi di ignorare la realtà", o ancora, "quello che conta non è solo far bene il proprio lavoro, ma riuscire a far lavorare bene tante altre persone". Raffaella Mandato riesce a rendere incredibilmente vera la sua semplice e "normale" storia d'amore dandole un taglio e un senso politico, decisamente adeguato a festeggiare il 150mo dell'Unità d'Italia. "La storia d'amore di Luca e Giovanna" (Eurisco edizioni, pag. 85) di Raffaella Mandato è disponibile in versione italiana e inglese, da fine settembre, a 20 euro, più spedizione a mezzo posta ordinaria, oppure senza spese su ebook.