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di LIDIA LOMBARDI Leonardo da Vinci nasce il 15 aprile del 1452, alle 22,30.

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Deiretroscena della fortuna astrale del maestro, ingegnere, disegnatore, architetto, letterato, musicista ha saputo raccontare Annarosa Mattei, scrittrice nonché moglie felice dello storico dell'arte Claudio Strinati, già sovrintendente del Polo Museale di Roma. «Un uomo combattivo e autentico, dal carattere amabile e comunicativo, amante della ricerca e della natura, di bell'aspetto», dice la studiosa. E poi: «Urano in Cancro, quadrato al Sole esprime la sua originalità e la passione spesso irrisolta per i congegni e le macchine. Mentre Saturno, dissonante con il suo Sole Natale, ne segna il tormento operoso e creativo». Eccola, la Leonardeide offerta dai coniugi Strinati sotto le stelle di Cortina, nel quadro del fittissimo programma di Cortina InConTra, la kermesse organizzata da Enrico Cisnetto. Dal professor Claudio una intrigante lectio magistralis. Per esempio, Monna Lisa. Mica è vero che l'eclettico nato a un passo da Milano dipinse il suo sorriso. Lisa Gherardini (oppure lo stesso Leonardo, del quale la Gioconda sarebbe un autoritratto al femminile) non sorride, però fa molto di più: è capace di sorridere. Ha spiegato Strinati: «Il volto non è raffigurato nell'atto di sorridere, ma guardandola attentamente ci si accorge che la donna è come se sorridesse, come se ci fosse un moto insito all'interno della figura, non solo nelle labbra e attorno alla bocca». Leonardo era sempre stato affascinato dal concetto di moto e ne studiò tutte le possibili declinazioni, riproducendo con i suoi disegni figure umane, marchingegni e meccanismi di incredibile modernità. Purtroppo, visto che al contrario dei suoi colleghi non era uso scrivere dei trattati, ma appuntarsi tutto su foglietti sparsi («c'è chi dice anche cha sia stato proprio lui a inventare l'appunto», chiosa Strinati), molti di questi studi sono andati persi. Dobbiamo solo all'acume di alcuni amici e nobili che apprezzavano la sua opera il fatto che dopo la sua morte questi fogli siano stati raccolti. E sono una miniera di informazioni per capirlo. Spiega Strinati: «Rivelatrice è una lettera, una specie di curriculum, con cui si presentava a Ludovico il Moro, dopo aver deciso di abbandonare Firenze, avendo rotto i rapporti con Lorenzo Il Magnifico che non lo aveva incluso nella lista dei migliori artisti ingaggiati dal Papa. Qui, in 12 punti, elenca le sue abilità e solo alla fine evoca le capacità come artista. In tempo di pace, specifica. Per tutto il resto è volto a presentarsi ingegnere abile a costruire opere di guerra come catapulte». Torniamo alla Gioconda e ai litri di inchiostro usati per raccontarne i retroscena. Invece Leonardo non ne scrisse mai. Ma tant'è, il ritratto di Monna Lisa è di quelle icone che accendono l'immaginario collettivo. Strinati ha raccontato anche del rapimento della bella Monna Lisa: «Un comunissimo ladro la sottrasse al Louvre un secolo fa. Voleva riportarla a Firenze e consegnarla all'allora direttore degli Uffizi. Il quale non potè che restituirla alla Ville Lumiére». Anche il Cenacolo ha una storia incredibile, per la capacità dell'opera di resistere alle intemperie e ai bombardamenti, considerando che la base su cui fu fatta era un muro non preparato per la pittura: «Leonardo odiava l'affresco perché non permetteva più di tanto il ritocco. Usava piuttosto tempera su intonaco. E dipingeva senza programmarsi. I testimoni dell'epoca riportano che durante la realizzazione dell'Ultima Cena Leonardo alcuni giorni si recasse al convento di Santa Maria delle Grazie, guardasse l'opera e desse al massimo due colpi di pennello. Altri giorni invece lavorava senza sosta da mattino a sera». Capricci dell'ispirazione».

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