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Principessa indiana agente per Churchill e martire a Dachau

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Senzal'opera segreta, rischiosa e appassionata dei suoi agenti, l'opposizione ai tedeschi nei vari paesi occupati avrebbe avuto ben maggiori difficoltà a costituirsi e a svilupparsi. Una delle donne-spia più interessanti e misteriose della sezione francese del Soe fu senza dubbio la principessa di origine indiana Noor Inayat Khan, che divenne agente segreto di Sua Maestà Britannica in terra di Francia, ma...senza "licenza di uccidere", poiché la sua religione le vietava l'uso delle armi e il ricorso alla violenza. Un personaggio da romanzo, una personalità eccezionale, una donna fuori del comune. Diretta discendente del Sultano Tipu, l'ultimo sovrano musulmano del sud dell'India, Noor nasce a Mosca il 2 gennaio 1914 all'interno stesso del Cremlino. Suo padre, Pir-O-Murshid (Hazrat Inayat Khan), musicista e divulgatore della dottrina sufista, basata sulla pace universale, la tolleranza religiosa e l'amore di tutti gli esseri viventi decide di abbandonare l'India agli inizi del secolo per trasferirsi negli Stati Uniti, promettente base per la diffusione mondiale della nuova religione. La sua fama di predicatore lo porta a viaggiare spesso all'estero facendolo arrivare fino a Mosca, dove Rasputin, il celebre monaco dai poteri ipnotizzanti, lo ha invitato a soggiornare per far conoscere ai mistici sovrani russi, Nicola e Alessandra, le inedite dottrine religiose. Nel 1917 tuttavia, a seguito degli eventi rivoluzionari, Pir-O-Murshid è costretto ad abbandonare il paese e a rifugiarsi in Inghilterra, dove però rimane solo per pochi anni. A Londra, in effetti, la situazione degli indiani sufisti, molto vicini alle comunità indipendentiste di Gandhi, non è agevole né gradevole. Nuovo trasferimento di conseguenza, questa volta in Francia, in una tranquilla città di provincia, Suresnes, nella regione parigina, dove la famiglia spera di poter praticare in tutta tranquillità le proprie credenze religiose. Noor vi segue l'intero ciclo degli studi secondari, si laurea alla Sorbona e diventa perfettamente bilingue anglo-francese. Lo scoppio della guerra, nel settembre del 1939, la turba profondamente. Il razzismo e l'antisemitismo nazisti scuotono le sue più profonde credenze religiose. Hitler rappresenta ai suoi occhi il male assoluto, contro il quale bisognerà reagire con decisione. Tornata in Inghilterra, dopo il crollo della Francia nel maggio del 1940, Noor sceglie subito di arruolarsi nelle forze ausiliarie della Raf, specializzandosi in radiotelegrafia. Così, quando nel corso del 1942 i "servizi" fanno sapere di cercare elementi bilingue, la giovane e bella principessa si presenta senza esitazioni al neo-costituto Soe per essere ingaggiata, consapevole dei fortissimi rischi che comporta l'attività segreta operativa. I reclutatori peraltro si mostrano in un primo momento abbastanza sospettosi. Perché mai un'indiana dovrebbe battersi per la Francia e per l'Inghilterra? Perché, risponde convinta Noor, si tratta dei due paesi di adozione, di due paesi che l'hanno accolta, di due paesi che combattono per la libertà e la democrazia. Ma anche gli indiani , le si fa notare, aspirano alla libertà e la richiedono proprio a Londra! È un problema, replica intelligentemente la principessa sufista, che si porrà solo dopo la guerra, ora c'è un nemico comune da sconfiggere: il nazismo. Insomma si dimostra molto convincente e le sue motivazioni appaiono profonde e sincere. Superate quindi brillantemente tutte le prove di selezione ed i corsi di formazione, il 16 giugno 1943 viene paracadutata in Francia per una delicatissima missione: trasmettere informazioni riservate per e dalla resistenza francese. Dopo alcune settimane di lavoro particolarmente intenso e rischioso, che fanno di Noor - diventata in Francia Madeleine - un elemento essenziale del gruppo Buckmaster, inserito nella vasta organizzazione di partigiani denominata Prosper, la Gestapo procede ad una vasta retata dove cadono alcuni maquisards che hanno lavorato direttamente con lei. La rete Prosper in realtà è stata vittima di un sofisticatissimo "triplo gioco" condotto dall'MI6 e dallo stesso Soe, che causerà la perdita di diversi agenti francesi e inglesi, compresa l'affascinante principessa. La priorità assoluta per gli anglo-americani è quella di sviare i tedeschi sul luogo del grande sbarco alleato per l'apertura dell'atteso "secondo fronte", dal quale dipenderanno le sorti stesse della guerra. Tutti i mezzi quindi sono buoni per raggiungere l'obiettivo. Anche quello di fornire ai propri agenti operativi in Francia informazioni "sbagliate" da far intercettare ai tedeschi, i quali quindi tenderanno a crederle "vere". Il drammatico triplo gioco deriva appunto dalla necessità, per rendere credibile tutta la disinformazione architettata, di far pervenire anche notizie veritiere sul funzionamento della rete, "bruciando" magari qualche agente. Se infine errori, tradimenti e corruzioni contribuiranno alla caduta di tutta la rete, i "servizi" nulla potranno fare per i propri agenti i quali, sotto tortura, finiranno in definitiva per fornire "autentiche" notizie sbagliate....Complicato ed immorale. Ma tremendamente efficace. In ogni caso la prima retata non tocca fortunosamente Noor, la quale, secondo le regole imparate nei corsi di formazione londinesi, dovrebbe rientrare immediatamente in Inghilterra. È chiaro infatti che la Gestapo, esperta nel far "parlare" le persone, arriverà prima o poi fino a lei. Ma la principessa rifiuta di partire. Non vuole abbandonare i compagni superstiti e vuole anzi aiutarli a ricostituire la sezione operativa per la quale è indispensabile un operatore radio, senza il quale non si possono programmare gli atterraggi e i decolli segreti, far arrivare tempestivamente le istruzioni, esercitare il necessario coordinamento delle azioni. Madeline, alias radio Aurore, diventa così una delle persone più ricercate dalla Gestapo di Parigi. Efficacissima, sempre pronta a smontare e rimontare in brevissimo tempo la sua ricetrasmittente di 15 chili da cui non si separa mai, ad un certo punto si ritrova ad essere, in tutta la Francia, il solo operatore che assicuri i collegamenti tra i quartieri generali alleati e la resistenza francese. Del tutto ignara del triplo gioco in atto (in particolare del famoso agente francese Henri Déricourt), la principessa trasmette il 22 aprile 1944 il messaggio fatale con cui i servizi segreti inglesi chiedono alla rete partigiana parigina di spostare i depositi delle armi dalla Sologne alle regioni del Nord e del Pas de Calais nonché di rinforzare il dispositivo nelle città di Amiens, Arras e Lilla (tutte situate nel nord), sempre per indurre i tedeschi a credere che da quelle parti - e non altrove - sarebbe avvenuto lo sbarco alleato. Lo smantellamento totale delle rete Prosper, vittima di tradimenti finti e reali e comunque abbandonata alla propria sorte dal Soe, determina ineluttabilmente l'arresto di Noor nell'estate del 1944. Condotta al quartier generale parigino della Gestapo, viene inizialmente trattata con riguardo, con la consueta richiesta di collaborazione. Ancora qualche piccola informazione e tutti i gruppi operativi collegati alla rete Prosper sarebbero stati annientati...La rete è oramai spacciata, insistono gli ufficiali tedeschi, si tratta solo di accelerarne la fine e la principessa avrà salva al vita! Ma Noor rifiuta categoricamente. Ha certo il terrore di essere torturata, ma non ha alcuna intenzione di parlare. Per due volte, anzi, tenterà di evadere. Per lei non c'è alcuna possibilità di "intesa" con i nazisti. Le viene allora chiesto di firmare almeno una dichiarazione in cui si impegni a non effettuare ulteriori tentativi di fuga né a svolgere ulteriori attività di resistenza. Nuovo, assoluto rifiuto. A questo punto la sua sorte è segnata. Per i tedeschi non c'é alcun dubbio, si tratta di un prigioniero particolarmente pericoloso e assolutamente non cooperativo. Occorre eliminarlo! Da Parigi la sfortunata principessa viene quindi trasferita in Germania, nella prigione di Karlsrue e successivamente nel campo di sterminio di Dachau, dove un colpo di pistola alla nuca pone fine alla sua breve, intensa e coraggiosa esistenza. È il 13 settembre 1944. L'ultima parola che esce dalla sua bocca è liberté! A guerra conclusa il suo sacrificio non sarà dimenticato. Onorata dai due paesi adottivi, Noor sarà decorata alla memoria con la Croix de guerre francese e con la George Cross britannica, il più alto riconoscimento per chi ha comunque combattuto, anche se non nei campi di battaglia. Una memoria che dura. All'inizio del prossimo anno, infatti, sarà inaugurato a suo perenne ricordo un busto bronzeo nei pressi di quella che era stata la sua abitazione londinese. La principessa-spia aveva compiuto con successo l'importante missione affidatale, accettando tutti i rischi ad essa connessi e senza mai far ricorso alle violenza o alle armi, secondo i precetti della sua religione che ha rispettato fino in fondo. Suo padre, apostolo sufi della non violenza, deceduto quando la famiglia risiedeva in Francia, ne sarebbe stato senza dubbio molto felice ed orgoglioso.

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