Faenza: "Una storia di malagiustizia"
L'ago della bilancia pende a favore di Raniero Busco ma è (solo) un film. Infatti, nonostante il regista Roberto Faenza non si sbilanci, commenta insieme a un «non siamo innocentisti né colpevolisti», anche un: «Come mai le prove che scagionavano un sospettato 20 anni prima, 20 anni dopo non sono più valide?». E ancora: «Siamo tutti convinti che quella di adesso non sia la verità». È una pellicola delle polemiche, quella che prende il titolo di «Il delitto di via Poma», film tv che andrà in onda il prossimo anno su Canale 5. E nonostante tutto ciò, i legali di Busco (condannato in primo grado per l'omicidio di Simonetta Cesaroni, «assolto» dall'opinione pubblica e in attesa di appello) ribadiscono la loro ferma volontà di «impedire la messa in onda della fiction». Fatto sta che ieri, sotto il sole cocente dei primi di agosto, nell'anniversario di via Poma - «mistero» romano - è stato battuto il primo ciak del giallo. Nella stessa strada ma non dentro al civico 2: negato il permesso di girare. Racconta Faenza: «Un altissimo magistrato padre di un ragazzo che allora venne coinvolto dalle indagini, ha impedito le riprese nel cortile». Rincara la dose il produttore di Taodue Valsecchi: «Sono cose che mi lasciano sgomento, dovrebbero essere contenti del nostro contributo». Con la promessa di due colpi di scena finali, tra le incongruenze messe in risalto dal film-tv lo schiaffo dato per tramortire Simonetta Cesaroni: prima con la mano destra, poi con la mano sinistra. Secondo lo staff e lo sceneggiatore Antonio Manzini, si sarebbe potuto scavare più a fondo a questa questione. Fatto sta che questa «storia italiana di malagiustizia» fa acqua da tutte la parti: «Tabulati che scompaiono, pareti imbiancate subito dopo l'omicidio, mobili messi in vendita un mese e mezzo dopo, alibi leggeri e "familiari"», sono questi i messaggi che passeranno ai telespettatori del piccolo schermo, come hanno ribadito sia Faenza che Manzini. Veniamo agli attori. È stato sciolto il «giallo» sulla protagonista: sarà Astrid Meloni. Lei bruna, riccia e snella interpreterà la vittima con flashback e scene girate in famiglia. E se questa non ha bussato a casa della parte lesa, per lei lo ha fatto Giulia Bevilacqua, nei panni di Paola Cesaroni. L'attrice è andata a parlare con la sorella di Simonetta: «Stampa e investigatori per svariato tempo non l'hanno lasciata in pace. Per anni non ha dormito la notte». Nel ruolo della madre («È stata informata del film solo poco tempo fa», hanno commentato gli autori) Imma Piro, in quello di Vanacore Giorgio Colangeli. A riassumere svariate figure investigative un personaggio di fantasia: Niccolò Montella, al secolo Silvio Orlando. Barba lunga, completo chiaro, l'attore ieri si è raccontato così: «Raramente mi sono imbattuto in un lavoro con un'aderenza così forte alla realtà. E oggi capisco perché: l'imbarazzo è forte ed è molto più facile svelare una bugia che scoprire la verità».