di CARLO ANTINI È oggi un fatto appurato la non neutralità dei mezzi di comunicazione di massa.
Inmolti casi, addirittura, non ci si poneva affatto il problema. Poi è arrivato Marshall McLuhan e ha cominciato a fare chiarezza. Ha iniziato a porre le prime domande sul peso della comunicazione nella società contemporanea e a ipotizzare le prime risposte. Sono passati cinquant'anni dalla prima edizione de «La Galassia Gutenberg» e il libro è diventato un bestseller che ha influenzato profondamente il dibattito culturale nei maggiori Paesi del mondo occidentale. Pubblicato dall'università di Toronto nel 1962, il testo è stato tradotto in italiano solo nel 1976, con notevole e colpevole ritardo. Ora nel centenario della nascita del grande sociologo canadese, «La Galassia Gutenberg» viene ripubblicato anche in Italia, a dimostrazione della sua attualità ed estrema modernità. La riflessione di McLuhan si concentra sull'invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg, appunto, valutandone le caratteristiche di medium che ha condotto tutto il corpo dell'esperienza della cultura europea verso un riscaldamento non privo di aspetti inquietanti. La premessa del suo discorso consiste nel ruolo prioritario che i media, cioè le tecnologie, posseggono in quanto fattori di trasformazione sociale. McLuhan va, però, oltre: la trasformazione sociale, che si consolida in periodi storici, è la risultante di modificazioni più intime, che investono l'assetto psico-percettivo del singolo individuo e dei gruppi in cui egli si aggrega. La civiltà, dunque, non è altro che lo spaccato, in una determinata epoca, del sensorio individuale e collettivo. L'importanza della stampa, in quanto tecnologia, sta proprio nell'aver spostato l'equilibrio umano verso un'esaltazione del senso distaccato della vista. Ma la Galassia Gutenberg non è isolata: il suo sistema fa corpo con due altre costellazioni, con due altri periodi storici. Uno, concluso, il cui carattere freddo coincideva con una vita fondamentalmente tribale e, quindi, di carattere partecipativo: periodo che McLuhan recupera in chiave di flashback. L'altro, in via di affermazione, che è poi la nostra epoca, riconducibile all'immagine del villaggio planetario: un modo d'essere dominato dai media elettronici che è ancora tutto da scoprire, da impostare, da programmare. Sulla scia di McLuhan si è mosso e si continua a muovere Derrick De Kerchove, suo allievo e direttore del «Programma McLuhan per la cultura e la tecnologia» dell'università di Toronto. McLuhan è uno degli autori più citati in tutto il mondo. Nelle sue sintesi teoriche ci sono frasi divenute punti di riferimento non solo per le scienze della comunicazione ma per tutta la riflessione sulla società moderna. «Il mezzo è il messaggio» e «il villaggio globale» illustrano meglio di tante perifasi l'acutezza e la profondità delle sue analisi che hanno anticipato tempi e dinamiche sociali molto prima che si verificassero. Marshall McLuhan è stato il massimo teorizzatore della riflessione sui nuovi media e ha lasciato un'eredità indelebile nel modo in cui pensiamo e agiamo nelle galassie intrecciate della comunicazione.