Con l'operazione Himmler il mondo avrebbe creduto che i nazisti erano vittime
Nell'agostodel 1939 la guerra è orami imminente. La dichiarazione dell'anno prima del britannico Neville Chamberlain al ritorno della conferenza di Monaco "peace in our time!" era evidentemente basata su un colossale, reciproco equivoco tra i due campi contrapposti. Da una parte, in effetti, Hitler non si sarebbe fermato nella sua folle corsa alla conquista del lebensraum, lo spazio vitale e dall'altra, Londra e Parigi non avrebbero più lasciato fare i nazisti. Al Fürher oramai basta una provocazione aggiuntiva da parte polacca per dare finalmente l'ordine, alle sessanta divisioni schierate lungo il confine, di attraversare la frontiera per riconquistare i territori tedeschi rivendicati, seppellendo definitivamente l'Europa di Versailles. Ma la "provocazione" tarda ad arrivare. Che fare allora? Per il Servizio di Sicurezza (SD) del partito nazista, diretto da Reinhard Heydrich, è molto semplice: la si crea a tavolino! Occorre, cioè, far credere al mondo che i polacchi hanno attaccato i tedeschi, i quali sono stati "costretti" a difendersi contrattaccando. Si delineano i contorni dell'operazione che poterà il nome del coordinatore supremo delle SS e di tutte le polizie del III Reich: Heinrich Himmler. Il 10 agosto del 1939 Heydrich convoca il più spregiudicato ed abile agente segreto tedesco: Alfred Naujocks, uomo d'azione pronto a qualsiasi impresa, rotto a qualunque esperienza. È il tipico prodotto dei metodi e della mentalità delle SS. Alla sua vivace intelligenza si devono alcune delle più spericolate iniziative dell'SD, quali la fabbricazione su larga scala di false sterline per destabilizzare l'economia britannica o la diabolica macchinazione che porta davanti al plotone di esecuzione il maresciallo sovietico Tukachevsky. Heydrich quindi non ha bisogno di molte parole per spiegare le grandi linee del piano elaborato. Nella cittadina di frontiera di Gleiwitz, in Slesia (l'attuale Gliwice), in territorio tedesco ma a ridosso del confine con la Polonia, c'è una piccola stazione radio. Se venisse occupata da soldati polacchi, non sarebbe questa una provocazione sufficiente a scatenare la reazione nazista? Secondo quanto dichiara lo stesso Naujocks al processo di Norimberga: "…Heydrich mi ordinò personalmente di simulare un attacco contro la stazione radio di Gleiwitz, facendo credere che il gruppo di aggressori era formato di soldati polacchi. Mi diede anche istruzione……di permettere a uno speaker tedesco-polacco, che sarebbe stato messo ai miei ordini, di leggere un proclama in polacco dai toni provocatori e anti-nazisti e che sarebbe stato ritrasmesso sulla rete nazionale… Aggiunse poi che l'ordine veniva direttamente da Hitler e che non poteva essere né discusso né rifiutato e che il fallimento dell'operazione avrebbe comportato la mia morte…". Un discorso che ammette ben poche repliche! Tuttavia Naujocks si permette di fare una domanda: se elementi della polizia locale dovessero opporsi, come avrebbe dovuto comportarsi? Nessun dubbio per Heydrich, sparare senza esitazioni. Anche se ci scappa qualche morto tra i poliziotti locali, non vi sarà alcuna conseguenza. Così, per il trionfo della causa nazista, dei tedeschi sono pronti sparare contro altri tedeschi! E se uno dei membri del commando fosse catturato? Si deve far credere polacco, parlare il meno possibile, da Berlino sarebbe arrivato immediatamente l'ordine di rimetterlo alle superiori autorità… Tutto insomma è chiaro. Non rimane che trovare uniformi, armamento e documenti polacchi nonché pochi, selezionati uomini, parlanti polacco e si può dare il via ad una delle azioni di deception più sordide di quel periodo. Per le uniformi, l'armamento e i documenti, viene mobilitato l'Abwher (servizio segreto militare) dell'ammiraglio Canaris, il quale procura senza difficoltà tutto il materiale richiesto. Quanto agli uomini, se ne occupa personalmente Naujocks, scegliendo sei elementi "sicuri", tra i quali uno specialista di trasmissioni radio e uno speaker perfettamente bilingue. Il 17 agosto del 1939 sette persone, tutte in abiti civili, si installano nel miglior albergo di Gleiwitz. Dichiarano di essere geologi interessati ad alcune prospezioni da fare proprio… nella zona della stazione radio. Con l'aiuto della Gestapo locale (che ha assicurato il proprio appoggio, compreso il reperimento di un "cadavere polacco"), i sette preparano la logistica dell'operazione e sono pronti ad entrare in azione in qualunque momento. Finalmente il 31 agosto arriva l'ordine tanto atteso. Hitler ha rotto gli indugi. Intorno alle 19 i sette agenti si recano a bordo di due grosse autovetture ai margini del bosco di Ratibor, indossano le uniformi polacche, controllano le armi e i documenti di cui sono dotati e si dirigono a tutta velocità alla stazione radio. I pochi impiegati che vi si trovano in quel momento vengono brutalmente neutralizzati a colpi di calcio di fucile sulla testa. Naujocks quindi sale al primo piano, dove si trova la sala di registrazione. Qui tuttavia si verifica un imprevisto che rischia di compromettere tutta l'operazione. Il tecnico radio del gruppo non riesce a trovare il commutatore per stabilire il collegamento con la rete nazionale. Naujocks perde la pazienza, si imbestialisce, il tempo passa, occorre prendere una decisione. Ordina allora di leggere il messaggio antinazista sulle onde locali: non è molto, ma è già qualcosa! All'uscita della stazione, Naujocks constata che la Gestapo ha mantenuto la promessa per dare maggiore veridicità a tutta la messa in scena. Sulle scale giace il corpo agonizzante di un uomo, alto e magro, vestito da soldato polacco. La polizia locale troverà così il cadavere "fresco" di un militare polacco rimasto ucciso durante l'assalto. Almeno questa parte del piano è andata come previsto… Al rientro a Berlino, il 1 settembre, Alfred Naujocks è convinto di dover subire gli strali avvelenati e le terribili rappresaglie di Heydrich per il mezzo fallimento dell'operazione. Chi in effetti avrà ascoltato il messaggio letto in una piccola e periferica stazione radio? Si aspetta il peggio. Con sua grande sorpresa, invece, riceve calde felicitazioni. Come mai? Il fatto è che tutti i grandi giornali tedeschi - avvertiti evidentemente dallo stesso Heydrich - sono usciti con titoli di prima pagina relativi all'"attacco polacco". Il Volkischer Beobachter, ad esempio, titola: "Aggressori polacchi attaccano la radio di Gleiwitz!". E continua: "Un gruppo di soldati polacchi si è impossessato la notte scorsa, poco prima delle 20, dell'ufficio della stazione radio di Gleiwitz. Solo alcuni impiegati si trovavano in sede a quell'ora ….Dopo aver messo fuori combattimento il personale, gli aggressori hanno letto un discorso di propaganda in tedesco e in polacco, dichiarando che la città era nelle loro mani e hanno insultato la Germania con riferimento a Danzica polacca….". Hitler, commenta Heydrich, è molto contento, l'operazione Himmler si può considerare perfettamente riuscita. Quello stesso giorno il Fuhrer si reca al Reichstag per annunciare solennemente che le truppe tedesche sono entrate in Polonia e si giustifica parlando dell'incidente di Gleiwitz :…" per difendersi dai colpi di mano polacchi, le truppe tedesche sono entrate in azione questa mattina all'alba. Tale azione non può essere considerata come un atto di guerra, ma semplicemente come una risposta agli attacchi polacchi…Dalle 5,45 del mattino spariamo a nostra volta ...a partire da questo momento alle bombe risponderemo con le bombe!" La menzogna trasforma la realtà. Le opinioni pubbliche sono frastornate, spiazzate, come non credere all'attacco polacco.? Persino il New York Times riporta la notizia. Nonostante l'annuncio di Hitler del 1 settembre, a Londra, a Parigi, a Roma si continua a negoziare. Ma i tedeschi, grazie a Naujocks, hanno ora un forte argomento a loro favore. E quando gli ambasciatori di Gran Bretagna, Henderson, e di Francia, Coulondre, si recano dal Ministro degli esteri nazista, von Ribbentrop, per significargli che se le truppe tedesche non si fossero ritirate mettendo fine all'aggressione Londra e Parigi si sarebbero considerate in stato di guerra con Berlino, si sentiranno replicare con durezza che non si era trattato affatto di un'aggressione tedesca, ma di un'aggressione polacca! Truppe regolari di Varsavia in effetti avevano attaccato il suolo tedesco a Gleiwitz! Se ci fosse stato meno accecamento ideologico, i tedeschi avrebbero potuto rendersi conto che - aggressione o non aggressione polacca - c'era qualcosa di poco chiaro nella strategia nazista: non si scagliano, in effetti, sessanta divisioni per rispondere ad un ipotetico attacco di sette uomini, durato dieci minuti! Ma l'opinione pubblica tedesca - trionfo della propaganda nazista - è convinta che la Germania sia stata aggredita dalla Polonia, la cui audacia va punita una volta per tutte. Non sospetta che dall'incidente di Gleiwitz è partita la scintilla che avrebbe acceso la miccia della Seconda Guerra mondiale, non sa ancora che una menzogna di Stato, un'operazione di spionaggio nero, fornisce a Hitler l'atteso alibi per mettere a ferro e a fuoco tutta l'Europa. domani «Joséphine Baker, agente del controspionaggio francese»