Storia di una speranza che diviene certezza
Ècome se ognuno di noi avesse una sorta di riserva energetica che si accende nei momenti di difficoltà. Un coraggio e una forza che diventano ancor più tenaci, quando la sofferenza ha colpito duramente colei che ci ha dato alla luce. Così ti involi nella lettura feroce dell'ultimo libro di Don Luigi Ginami «Quando sono debole è allora che sono forte» (edizioni Velar), e scopri che questa sensazione appartiene a tutti noi e che l'uomo trova dentro di se e nel suo rapporto spirituale con dio la forza per capovolgere gli eventi e ritrovare la felicità. Il testo di Ginami è dedicato alla figura di Santina, sua madre, che nel 2005 è stata colpita da una grave malattia rendendola non autosufficiente. Negli anni successivi alla malattia Ginami ha scoperto che la madre, pur pronunciando poche parole, era presente e capace di dare ancora molto a questo mondo. Da qui un lavoro attento, quasi filosofico, che ripercorre il pensiero di Santina attraverso uno studio, a tratti da vero storico, degli avvenimenti susseguenti alla malattia. Ginami attraverso poche frasi e molto spesso assai brevi, scopre e condivide con il lettore la nuova vita di sua madre. Santina, infatti, ha trovato nella sua nuova dolorosa condizione un rinato equilibrio e un'impensabile felicità. Il testo dal punto di vista organico è suddiviso in tre tronconi: l'insegnamento, la testimonianza e la carità. Un libro che diviene lo strumento con il quale Ginami racconta al mondo l'esperienza straordinaria che scaturisce dal nuovo rapporto costituitosi con la madre dopo il tragico evento. La lettura, scorrevole e sempre piacevole, ci porta a scoprire i lati più intimi di Santina, ma sopratutta ci dimostra come si possa, in una situazione che appare disperata, scoprire una nuova verità e un'angolazione dell'esistenza diversa. Il tutto incentrato nel rapporto profondo, sia di Ginami che di Santina con Dio, quel rapporto di fede che permette ad entrambi di capire, come il dolore possa essere uno strumento del signore per portarci a verità più profonde. Un rapporto che sta spesso al centro dei pochi discorsi tra madre e figlio, come quando Ginami chiede alla madre: "Mamma cosa devo fare per essere un buon prete" e Santina senza troppe esitazioni gli risponde "Ubbidisci". Il libro diviene grande non solo per l'acutezza dell'autore, ma grazie alla storia di una donna di straordinaria intensità e come scrive il cardinale Angelo Camastri, nella sua acuta prefazione, "Sia benedetto il Signore che ci dona mamme così e figli così!".