Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Oggi e domani Roma apre al pubblico un «parco archeologico» in più.

default_image

  • a
  • a
  • a

Ilmini parco archeologico capitolino permette una passeggiata in un antico quartiere della Roma del sesto secolo dopo Cristo. È a ridosso della Crypta Balbi, in via delle Botteghe Oscure. Sono appena terminati i restauri di ambienti che ospitavano un'officina metallurgica. Nel nuovo allestimento museale spicca una parete dipinta a fondo nero con tracce di un motivo vegetale stilizzato. Il decoro era su una nicchia esterna alla cripta e risale in questo caso all'età augustea. In mostra anche la scultura del Cautes, divinità minore del mitraismo, proveniente dallo scavo del mitreo, ceramiche da mensa, crogioli, utensili del fabbro. Ed ecco anche una grande fornace a riverbero per la lavorazione di manufatti metallici e, forse, del vetro, con appoggio per i mantici del tipo di quelli ben noti nel medioevo. Nella fornace venivano posti i crogioli per la fusione del metallo. Nell'angolo nord-ovest, un focolare forse per la preparazione del combustibile. Perché qui si fabbricavano accessori d'abbigliamento, manufatti in osso lavorato, fibbie. Lucio Cornelio Balbo- l'homo novus dell'epoca augustea, spagnolo, generale, pensatore, letterato e console - aveva eretto in questo luogo, nel 13 avanti Cristo, un teatro. E attorno alla sua Cripta e a un portico ad esedra si stende un complesso di insulae poi soffocate dai palazzi dell'Ottocento e del Novecento. Lo scavo ha documentato come nel sito la vita è continuata dopo l'età antica con una serie di trasformazioni e riusi nello stesso monumento protrattesi ininterrottamente attraverso il medioevo e il rinascimento, fino ai nostri giorni. Ora i ruderi, che fanno capo al Museo Nazionale Romano, sono visitabili il sabato e la domenica (10.45, 11.45, 12.45, 14.45, 15.45, 16.45). La visita guidata si effettua tutte le domeniche alle ore 15 per un massimo di 30 persone e la durata di un'ora e quindici minuti (info 06.39967700). A Monte Porzio Catone invece, presso Casale Celli, la rimozione delle sterpaglie ha portato alla luce una Villa Romana databile tra il II e I secolo a.C. «Il lavoro svolto è stato molto importante – dice l'archeologo Andrea Pancotti – Sono stati individuati dati che ampliano le conoscenze del sito. Per ora è emerso un muro di terrazzamento a nicchie che sosteneva un giardino nel quale era presente una grande piscina di circa 30 m di diametro». «L'area abitativa – spiega poi l'archeologo Valente – è situata sotto l'attuale Casale Celli. Tempo fa pubblicai dei documenti di fine ‘800, degli schizzi, che testimoniavano la presenza di muri e pavimenti a mosaico policromo inglobati al piano terreno del Casale. L'area ripulita dalle sterpaglie apparteneva al giardino, nel quale sorgeva la piscina a cielo aperto». Li. Lom. ha collaborato Chiara Rai

Dai blog