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di SIMONA CAPORILLI Massimo Ghini, prossimamente sarà su Raidue con Delitti rock, di cosa parlerà? «Ci vuole chiarezza.

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Nonsono un conduttore nel senso e nel rispetto pieno della parola. Sono il narratore che guida il pubblico nei ricordi e nei racconti di storie che coinvolgono le rockstar. Parliamo, e mi dispiace dirlo, esattamente di quello che è successo a Amy Winehouse». Le piaceva, la ascoltava Amy Winehouse? «Certo! Ho anche i suoi cd, sebbene non ne abbia prodotti molti. Il suo è stato un fenomeno immediato, mi piaceva molto quel tipo di musica. Conteneva varie esperienze». Come lei, prima di lei, molti altri... «È terribile questo fatto del club dei 27: Kurt Cobain, Jimi Hendrix... Roba allucinante. A causa del programma e dopo la morte di Amy Winehouse mi stanno chiamando tutti, non lo nego. È una coincidenza incredibile. E poi non c'è chiarezza nella morte. È solo un copione, che si ripete». Su quali materiali lavorate? «Sul libro di Enzo Guaitamacchi: sono anni che tratta questi argomenti». Quali sono i suoi gusti musicali? «I miei? Vengo dalla generazione del rock. Quello che ho vissuto io è stato il ventennio in cui sono uscite le migliori produzioni rock. Ho avuto fortuna. Certo, non ero di quelli malati di musica, come certi personaggi di Verdone nei suoi film ma... Tra tutti i musicisti ho una grande passione per Jimi Hendrix». Un buon motivo per guardare Delitti rock. «Credo che sia un buon modo di fare televisione. Sono il narratore e mi muovo dentro contenuti pieni di contributi giornalistici, di cronaca. Ci sono le interviste e la parte documentaria, che ha raccolto Ezio girando il mondo, da New York a Londra. Siamo in uno studio modernissimo. Raccontiamo anche la storia che fa da sfondo a un determinato personaggio: da John Lennon a Mickael Jackson». Cosa guarda in televisione? «La tv che mi piace guardare. Sono attratto dal cinema, dal calcio e dai programmi storici. Sono uno che salta da Rai Storia a National Geographic con grande passione. E certo, il cinema lo seguo molto, è come una malattia endemica». La ritroveremo nel cinepanettone di Natale? «No, a sorpresa quest'anno non ci sarò. Il piano quinquennale è passato, rischiavo di diventare un impiegato». E i suoi programmi? «Penso al Sistina, sarò a teatro con Il vizietto. Che è un titolo che non mi piace, preferisco "La cage aux folles, "la casa dei matti". Sono passati 5 anni da Vacanze romane. E prima sarò fuori per Titanic...». A proposito del film-tv per la Rai, Titanic, sarà lei il protagonista? «Sarò tra i protagonisti, siamo in tanti. È un coproduzione internazionale: ci siamo io, la Mastronardi ed Edoardo Leo. Ogni nazione mette i suoi». Sarete sul set in Irlanda? «A Dublino. E prima in Serbia, per alcuni giorni. Poi dal 25 ottobre partiranno le prove per il Sistina». La sfida del prequel di Amici miei, che vedeva anche lei in prima linea, è riuscita? «Io ho creduto molto in quel film. Ma la gente si indigna di più se parli di una storia di questo genere che se si parla dei problemi reali del Paese. Non è andato bene. Certo, ha incassato più degli altri ma non secondo le aspettative di un film della Filmauro. Il tempo mi darà soddisfazione...». Però? «Però qui i giornalisti scrivono articoli senza aver guardato assolutamente i film. E questo lo hanno fatto in tantissimi, nel nostro Paese. È così, guardi da chi è governato. Marco Travaglio che non aveva visto il film si diceva indignato del fatto che io fossi doppiato. Gli risposi che era il più bel complimento che mi si potesse fare, perché il film... Era in presa diretta. L'ho ringraziato su Dagospia». Un regista con cui sogna di lavorare. «Domanda sempre difficile. Per anni ho parlato di tanti registi che ho continuato a corteggiare ma che non mi si sono filati per niente. Ora preferisco lavorare con il regista che vuole lavorare con me, visto che sono ancora nel pieno della carriera. E poi continuerò a recitare con produzioni internazionali».

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